La Convenzione di Istanbul, che nelle scorse settimane aveva ricevuto via libera dalle varie Commissioni dell’Unione europea e - lo scorso 10 maggio dal Parlamento europeo per il via libera alla ratifica - è oggi diventa una triste e pericolosa realtà per l’Unione Europea.
Oggi, infatti, è arrivata la decisione del Consiglio dell'Unione europea: l'Ue aderirà alla Convenzione. Un documento che di facciata si propone, giustamente, di contrastare solo e soltanto la violenza contro le donne, ma che poi nella realtà riserva tutt’altro e contiene chiari riferimenti al gender, alle istanze Lgbtqia+ e in violazione della libertà educativa di milioni di genitori europei. Contenuti che, inoltre, non escludono potenziali future conseguenze e ingerenze ideologiche sugli ordinamenti interni degli Stati Membri.
Il testo lede deliberatamente i diritti delle donne. Le annulla per fare spazio al genere inteso come “ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti” e spalanca le porte all’educazione sessuale e all’indottrinamento gender nelle scuole. Un vero e proprio cavallo di Troia per far entrare queste istanze negli ordinamenti italiani, una sorta di “Ddl Zan europeo”.
L’annuncio, oggi 2 giugno, è stato dato direttamente dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen: «L’unione europea - ha scritto su twitter - aderisce alla Convenzione di Istanbul. Questo invia un segnale forte. L'Ue è dalla parte delle donne per proteggerle dalla violenza. Siamo determinati a prevenire, condannare e combattere la violenza contro le donne in tutte le sue forme». Ci viene sinceramente difficile comprendere (perché una spiegazione realmente non c’è) come sia possibile combattere la violenza contro le donne mettendo in mezzo concetti e istanze, anche anti-scientifici, che vogliono proprio annullare ed eliminare l’essere donna, oltre che minare la salute psico-fisica e l’educazione dei minori.
Fonte: European Commission