Da qualche tempo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità non riscuote più consensi popolari stratosferici. Le vicende della pandemia hanno evidentemente contribuito a far lievitare i sospetti in un’ampia parte della popolazione, tuttavia, anche se non avessimo attraversato l’era Covid e, al di là di come la si possa pensare su tale passaggio storico, ci sarebbe molto da discutere sugli obiettivi e sui metodi che l’Oms mette in campo per raggiungere i propri obiettivi.
Già nelle scorse settimane Pro Vita & Famiglia ha denunciato l’ambiguo progetto delle linee guida per la transizione di genere che, solo in apparenza, avrebbe escluso i minori. Ci sarebbe, comunque, molto altro da dire su un organismo la cui funzione oggi è percepita come particolarmente opaca. A denunciarlo di recente è stato il senatore Claudio Borghi, della Lega, che, in lungo post su X, ha elencato «10 motivi per cui l’Oms va fermata». Una di queste è il fatto che, l’organismo Onu, per finanziare le sue «ENORMI spese», riceve cospicue donazioni da privati, siano esse fondazioni (come quella di Bill Gates) o case farmaceutiche. Borghi sottolinea anche che «un terzo del bilancio dell’Oms, oltre un miliardo di dollari, va negli stipendi del personale Oms sparso in sedi faraoniche in tutto il mondo. Lo stipendio MEDIO di chi lavora all’Oms, compresi i fattorini, è 120mila euro COMPLETAMENTE ESENTASSE».
C’è poi una voce particolarmente «abbondante del bilancio Oms» che «va in consulenze, strumento del tutto opaco per pagare a discrezione persone e organizzazioni in tutto il mondo». Si potrebbe parlare anche delle ingenti spese «in viaggi in giro per il mondo a carico dell’Oms» ammontanti a 160 milioni. «I benefit futuri del personale sono un valore non desumibile dal bilancio, però la semplice oscillazione attuariale indica una cifra enorme». Sempre parlando di viaggi, Borghi ravvisa la sproporzione tra il loro costo a carico dell’Oms in Africa (53 milioni), mentre la spesa dell’organismo per medicine e apparecchiature mediche nello stesso continente è di soli 45 milioni. Stride ancor più la sproporzione tra quest’ultima cifra e i circa 100 milioni all’anno con cui «l’Italia contribuisce in modo diretto e indiretto allo stipendificio Oms», puntualizza Borghi.
Alla luce di tutto ciò, conclude il senatore leghista, «sarebbe il caso di smettere di pagare questi signori, magari allocando la cifra al nostro sistema sanitario nazionale. È poco ma servirà sicuramente di più rispetto a quanto serve buttarli nella fornace Oms». Al contempo, sarebbe opportuno, sostiene Borghi evitare «ASSOLUTAMENTE» di «firmare il trattato pandemico e rifiutare ogni cambiamento al regolamento sanitario internazionale». A riguardo, il parlamentare leghista ha «già provveduto insieme ad altri amici di maggioranza ad allertare il Governo per evitare il rischio di arrivare impreparati alla scadenza».
Indipendentemente dalle argomentazioni di Borghi, sarebbero tantissimi gli elementi che confermano la discutibilità degli obiettivi dell’Oms. Negli ultimi due anni sono stati numerosi i documenti e le iniziative dell’organismo a favore della contraccezione, dell’aborto (in certi casi anche senza limiti) e del gender. L’orientamento degli “scienziati” dell’organizzazione è significativamente a senso unico, eppure, come aveva osservato un mese fa Silvana De Mari, intervistata da Pro Vita & Famiglia, in certe commissioni targate Oms, l’ideologia dei membri rappresenta una porzione infinitesimale del pensiero di tutta la popolazione mondiale. È legittimo, a questo punto, pensare che l’Oms sia un organismo dove si fa carriera non grazie alle proprie competenze scientifiche ma in ragione dell’indottrinamento politically correct. Come se non bastasse, i notabili dell’Oms percepiscono stipendi stellari, foraggiati dalle tasse dei cittadini, e non è affatto detto che i due fenomeni non siano strettamente legati.