Nella folle epoca della “rivoluzione riproduttiva” possono accadere storie incredibili come quella che stiamo per raccontarvi: un uomo olandese potrebbe aver generato ben 1000 bambini vendendo il proprio sperma a tre banche del seme e, contrariamente a ciò che accade normalmente, sarebbe intenzionato a incontrare tutti i figli che ha contribuito a far venire alla luce.
Il protagonista di questa singolare vicenda si fa chiamare con lo pseudonimo di “Louis” e ha raccontato la propria storia a The Guardian, a cui ha confessato di aver deliberatamente scelto di mettere al mondo il maggior numero possibile di bambini nella speranza che un giorno qualcuno di loro si fosse deciso a contattarlo. «Avevo iniziato a pensare, “Chi si ricorderà di me quando me ne sarò andato? Chi parlerà di me? Chi sarà il mio erede?”», chiosando: «Penso che la nostra più grande paura nella vita non sia quella di morire, ma di essere dimenticati».
E, come a voler giustificare le proprie azioni, ha voluto raccontare anche del suo difficile rapporto con i propri genitori: nato in Olanda, Louis trascorre i suoi primi anni di vita in Suriname (Sud America) di cui è originario suo padre, un medico che vede poco. In seguito, con sua madre, un’infermiera olandese, tornano in Olanda dove vengono raggiunti dal padre con cui coltiva un rapporto totalmente distante e impersonale. Racconta come il fallimento matrimoniale dei suoi gli abbia fatto abbandonare l’idea di crearsi una famiglia tutta sua e di come sia tormentato dal dubbio di soffrire di una qualche forma di autismo che spiegherebbe, a suo dire, il perché delle sue relazioni fallimentari e la sua incapacità di vivere pienamente le emozioni. È per questo che, non volendo rinunciare ad avere una discendenza, e consapevole di essere un disastro nelle relazioni interpersonali, molti anni fa mise su un vero e proprio “piano”: dal 1982, per 20 anni, donò il proprio sperma tre volte alla settimana a tre cliniche diverse, di cui una avrebbe fornito credenziali false, dicendo che Louis era laureato all’università, direttore di banca e che non aveva alcun interesse a essere contattato dai futuri figli. Un piano portato avanti per vent’ anni, cessato solo nel 2002, quando, ormai cinquantenne, decise di attendere semplicemente che accadesse ciò che lui sperava.
Finché, nel 2011, le previsioni di Louis cominciarono ad avverarsi: due gemelli figli di donatori di sperma anonimi, durante la trasmissione televisiva olandese Chi è mio padre?, lanciarono un appello, chiedendo al proprio padre di farsi avanti. Sentendo i loro nomi, Louis capì che erano suoi figli in quanto, molti anni prima, in una delle banche del seme aveva sbirciato un documento che non avrebbe dovuto vedere, su cui erano trascritti i nomi dei bambini, Maaike e Matthijs, ottenuti dall’inseminazione, e alcune informazioni di base sul loro “donatore” nel quale si era riconosciuto. Da quel momento è riuscito a incontrare 47 dei 57 bambini di cui risulta essere per certo il padre biologico, e addirittura uno di questi lo avrebbe reso suo padre legale.
Ora che ha 68 anni, afferma che la sua principale preoccupazione è lasciare questo mondo avendo degli eredi e l’incredibile frase con cui riassume e conclude il suo pensiero al The Guardian è: «I faraoni costruirono piramidi. Questi bambini sono le mie piramidi».
Manuela Antonacci