Padri di centinaia di bambini. Quello che potrebbe essere il trailer di un fil fantascientifico si rivela realtà.
Le procedure di inseminazione artificiale tramite l’utilizzo delle donazioni di sperma producono padri seriali. Nel 2011 scoppia il caso grazie ad un’inchiesta del New York Times che raccolta la vicenda di 150 ragazzi riconducibili ad un medesimo padre, storia da cui probabilmente prendono le mosse per il nuovo film “Delivery Man” in cui il protagonista, David Wozniak, scopre di essere il padre biologico di 533 bambini, 142 dei quali intentano una causa contro la banca del seme per accedere all’identità del donatore animino.
Finzione fino ad un certo punto, quindi: la storia raccontata è assolutamente riscontrabile nella realtà come corrisponde ad un’esigenza comune di questi figli della provetta rimuovere l’anonimato del donatore.
Il progetto “Anonymus Us” ha voluto raccogliere più di un centinaio di storie di persone coinvolte direttamente in queste procedure.
Da un lato i figli, perlopiù immersi in uno stato di frustrazione perenne, soprattutto per confronti delle procedure burocratiche che impedisce loro di conoscere il padre biologico: “Chi sei tu per negarmi di conoscere la metà della mia famiglia, sapendo che sarà sostituita con qualcosa di falso?”, “Sono un essere umano concepito con una tecnica che ha avuto le sue origini in zootecnia, con la differenza che gli agricoltori tengono una rendicontazione tramite registri genealogici del loro bestiame decisamente migliore rispetto a quella che si può trovare nelle cliniche di procreazione assistita.”
A queste affermazioni si affiancano storie di ragazzi abbandonati, deturpati da una vita negata, come il caso di un giovane concepito artificialmente da una madre single che ne rimane orfano in giovane età ed è alla disperata ricerca del suo padre naturale e dei potenziali fratelli.
Tante sono le esperienze di abbandono e di crisi d’identità, ragazzi destinati a vivere nel buio di una storia senza passato né radici. Senza una storia, nemmeno genetica a cui poter adire per eventuali problemi di salute.
Vi sono anche madri, donatrici di ovuli, distrutte da tale scelta: “Non ricordo nemmeno come ho speso i 10 mila dollari che ho ricevuto in cambio” dichiara una di queste donne “probabilmente in cene ed abbigliamento. Ora ridarei tutto indietro per incontrare mio figlio”.
In Canada vi è un numero massimo di donazioni di gameti per persona ed i nominativi vengono registrati in un database per permettere ai figli di accedere alla storia medica dei genitori biologici. Negli Stati Uniti, invece, tale impostazione non è prevista: è un vero e proprio “fallimento del legislatore che dimostra di non essere in grado di ascoltare le voci degli attori in campo.” afferma Newman, responsabile del progetto Anonymus Us.
Del resto, però, tutto torna. In un importante incontro organizzato per professionisti legali che si occupano di questioni attinenti alla procreazione assistita, l’esperta psicologa intervenuta per parlare dei possibili risvolti emotivi e formativi del bambino, ha ammesso che, per porre in essere tali strumenti “non abbiam pensato alle future famiglie, abbiamo impostato il tutto per rispondere ai problemi di sterilità.”
È proprio questo il problema centrale: si cerca di rispondere in tutti i modi al desiderio di divenire genitori senza badare alle esigenze dei bambini.
Redazione
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