Anche in Olanda è stato offerto il “servizio” di suicidio assistito per motivi di disabilità. E’ accaduto a una donna cieca di 70 anni.
La donna aveva perso il marito da poco e in diverse occasioni aveva tentato il suicidio. Secondo alcuni medici, la cecità aveva avuto un impatto devastante sulla sua salute mentale: la donna era ossessionata dalla pulizia, a causa dell’impossibilità di vedere le macchie sugli abiti e la sporcizia.
Tale sofferenza, causata dalla cecità, è stata considerata insopportabile a tal punto da concedere alla donna la somministrazione di un cocktail di barbiturici, che ha causato la fine della sua vita.
E’ assurdo considerare la cecità una giustificazione sufficiente per ottenere l’assistenza al suicidio. In questo senso il caso si rivela essere unico ed eccezionale nel suo genere. Il bioeticista Wesley Smith ha attaccato duramente la regolamentazione olandese riguardo l’eutanasia: sottolinea che non è vero che l’eutanasia viene praticata solo a condizioni rigorose. Le persone affette da malattie mentali, le persone disabili sono eliminate. I bambini sono uccisi nelle loro culle da chi considera la loro una “vita invivibile”.
Aprire la porta all’eutanasia, vuol dire sprofondare in un abisso anti umano da cui poi difficilmente si uscirà fuori.
Traduzione a cura di Melissa Maioni
Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da Bioedge in lingua inglese
di Xavier Symons