13/07/2022 di Giuliano Guzzo

Palermo Pride. Ecco il cocktail di gender per bambini e blasfemia finanziato da Lagalla

Che i gay pride non siano raffinate cene di gala, per così dire, bensì manifestazioni dai contorni spinti e spesso estremi, ecco, non fa più notizia da un po’. Eppure ciò che si è visto la settimana scorsa in Sicilia, in occasione del Palermo Pride, costituisce davvero una esagerazione, in un crescendo rossiniano di provocazioni e atti blasfemi; ma andiamo con ordine. Il primo dato da registrare, a proposito di tale manifestazione, è eminentemente politico e riguarda il patrocinio, con tanto di generoso finanziamento, che la Città Metropolitana di Palermo ha inteso destinare all’evento.

Parliamo d’una somma, tanto più visti i tempi, senza dubbio significativa – 15.000 euro – e che, ed è forse l’aspetto che più colpisce, stanziata dall’amministrazione guidata da Roberto Lagalla, i cui meriti accademici nessuno discute (è stato per anni Rettore dell'Università degli Studi di Palermo) ma che proviene da un partito, l’Unione di Centro, in teoria saldamente ancorato nell’alveo dei valori cristiani. D’accordo, ma allora come si spiegano questi 15.000 euro? A chiederselo sono politici dello stesso centrodestra siciliano, come Stefano Santoro, esponente di Fratelli d’Italia.

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Tanto più che il sindaco Lagalla non si è limitato a sostenere economicamente il Pride, ma è pure passato personalmente alla manifestazione. «Il mio saluto», sono state le sue parole, «ad una comunità plurale e inclusiva, così come deve essere una città moderna e accogliente. Palermo non arretra sui diritti». Per carità, è vero che, specie dopo il caso di Donatella Tesei – la Presidente dell’Umbria che prima sottoscrisse impegni pro family e poi è finita patrocinare gli eventi Lgbt –, c’è ben poco di che stupirsi; tuttavia, il caso del Palermo Pride non può in alcun modo essere preso sottogamba; e non solo per il dato politico appena ricordato.

Strettamente legato ad esso, infatti, ce n’è anche uno etico nella misura in cui si scopre come il sostegno della Città Metropolitana è andato al «laboratorio-spettacolo per bambini e per bambine a cura della Libreria Dudi e Famiglie arcobaleno». Tale «laboratorio» includeva «letture ad alta voce contro gli stereotipi a cura di Davide Schirò per bambini e bambine dai 4 anni in su»; letture «dedicate a bambini e bambine liber*, ad ombre colorate, alleati straordinari di bambini e bambine altrettanto straordinarie che hanno il coraggio di essere loro stess*». Tra siffatte letture, effettuate o consigliate, da quanto è dato capire ci sono state quelle di testi quali Famiglie favolose libro di Francesco Maddaloni e Guido Radaelli pubblicato da Salani Editore.

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Si tratta, per chi non conosca quest’opera fondamentale, di un volume illustrato - «un’originale raccolta di favole postmoderne», assicura la prefazione di Maria Luisa Iavarone -, sfogliando il quale si può per esempio fare conoscenza della storia di Carlo e Fernando, due fenicotteri che si innamorano e che son sì felici per le altre coppie di loro simili che hanno figli, «ma sono anche tristi perché il loro nido continua a essere vuoto e temono di dover rinunciare al sogno di diventare papà».

La delusione dei due sembra inconsolabile finché una bella notte Marisol, fenicottera accoppiata e già madre, «si presenta al loro nido con una delle sue grosse uova. “Questa è per voi. Tenetela. Abbiamo tutti diritto a una famiglia. E poi cosa c’è di più naturale del desiderio di avere dei piccoli?”». Grazie a questo dono, per così dire, nasce Nina, che cresce alla grande, scrivono Maddaloni e Radaelli, «grazie all’amore dei suoi due papà». Ora, come per il testo di Zecca è anche qui è impossibile non notare una fine opera propagandistica, che contrabbanda la privazione ab origine della figura materna a danno di un figlio come presunto «diritto» di tutti «a una famiglia».

Ora, qual è di preciso il legame tra una Palermo che «non arretra sui diritti» e gli strambi termini asteriscati e le letture come Famiglie favolose ai bambini? Forse non rifilare ai minori testi arcobaleno di simile tenore significa essere medievali, brutti e cattivi? Sarebbe interessante che la Giunta Lagalla, che non ha esitato ad impiegare i soldi dei contribuenti per appoggiare simili iniziative, desse delle risposte; ma andiamo avanti perché purtroppo il forte coinvolgimento di minori non è l’ultimo aspetto di questa vicenda. C’è infatti da considerare il lato blasfemo, anch’esso risultato presente alla manifestazione di Palermo.

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Un lato blasfemo che, per inciso, si è visto sfilare in modo chiaro con cartelli che, disegnati a mo’ di santini, contenevano scritte come: «La Santuzza marcia con noi. L’orgoglio di affermare sé stessa contro ogni normazione». Inutile dire che si potrebbe continuare a lungo nella narrazione di quanto è accaduto lungo le strade del capoluogo siciliano; si potrebbe ma è il caso di fermarsi perché – tra testi in salsa gender rifilati ai bambini, cartelli offensivi della sensibilità religiosa e finanziamenti pubblici incredibilmente erogati da politici di centrodestra -, ce n’è già abbastanza. Abbastanza per mettersi le mani nei capelli, s’intende. 

 

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