Nel suo discorso alla plenaria della Congregazione della Dottrina della Fede, Papa Francesco ha denunciato come male sociale il fatto che si stia «progressivamente erodendo la consapevolezza riguardo a ciò che rende preziosa la vita umana», sempre più considerata «in ragione della sua efficienza e utilità». E ricorda: «una società merita la qualifica di ‘civile’ se sviluppa gli anticorpi contro la cultura dello scarto; se riconosce il valore intangibile della vita umana».
Riferendosi, poi, ai malati, ha riaffermato «dovere di non abbandonare mai nessuno in presenza di mali inguaribili», perché «la vita umana […] conserva tutto il suo valore e tutta la sua dignità in qualsiasi condizione, anche di precarietà e fragilità, e come tale è sempre degna della massima considerazione». Non vi sono, dunque, condizioni di salute fisica o mentale tanto gravi da ridurre la dignità della vita di qualcuno.
Come abbiamo affermato nella nostra ultima campagna contro l'eutanasia, di fronte a situazioni di dolore, l'obiettivo della società dev'essere quello di «eliminare la sofferenza, non il sofferente».
di Luca Scalise