10/08/2018

Parto: pubblicato il Rapporto sull’evento nascita 2015

Il momento del parto, la nascita di una nuova creatura (... o di due, o più!), è un evento molto delicato e personale.

Negli ultimi decenni il parto ha subito moltissime trasformazioni: dal luogo in cui preferibilmente mamma e papà decidono di partorire, all’età della donna, al metodo di assistenza proposto... e via di questo passo. E proprio su queste mutazioni e sulle consuetudini oggi in atto si concentra il Rapporto sull’evento nascita in Italia, relativo al 2015, pubblicato nei giorni scorsi.

I dati che emergono dall’analisi di 500 punti nascita in tutto il Paese sono interessanti, anche se non totalmente confrontati.

Innanzitutto, viene analizzata l’età delle primipare, ossia delle donne al loro primo parto: quasi in tutte le Regioni, le mamme italiane hanno in media più di 31 anni. il dato scende a una media di 28,4 anni per le straniere, che comunque – sempre nel 2015 – erano coinvolte in 1 parto su 4 o 5 (20% in media, 25% al centro-nord, addirittura il 30% in Emilia Romagna e Lombardia).

Anche rispetto al luogo scelto per il parto, la tendenza è di rottura rispetto al passato: «L’89,1% dei parti – si legge nel Rapportoè avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, il 10,9% nelle case di cura private e solo lo 0,1% altrove (altra struttura di assistenza, domicilio, etc.)». E questo nonostante, a livello generale, si noti una ripresa delle donne che decidono di partorire in casa, seguite da un’ostetrica certificata.

Un altro dato non trascurabile riguarda il coinvolgimento dei papà nel momento del parto che, da momento esclusivamente “al femminile”, è diventato un evento che sempre più spesso viene condiviso all’interno della coppia, ovviamente ad esclusione del parto cesareo: nel 92,27% dei casi la donna ha infatti accanto a sé il padre del bambino, mentre solo nel 6,36% un familiare e nell’1,37% un’altra persona di fiducia.

Una nuova moda di molti punti nascita è poi quella che subito dopo il parto il bambino viene messo in braccio alla mamma e, laddove possibile, si cerca da subito di farlo attaccare al seno e di lasciarlo in camera vicino alla puerpera: è importante per il benessere psicofisico di entrambi che ci sia un contatto continuo.

Un dato preoccupante riguarda invece proprio il tasso di tagli cesari: una media del 34,2% dei parti è avvenuto con taglio cesareo, con notevoli differenze a seconda delle Regioni. Come mai questa tendenza, anche alla luce del fatto che il parto è un evento naturale, per il quale la donna è predisposta, e che l’operazione chirurgica  è invasiva e meno salutare anche per il bambino? Le risposte interessano di certo vari fattori, non da ultimo quello della qualità dell’assistenza che viene offerta alle donne, ma di certo una riflessione a livello ampio s’impone e auspichiamo che venga fatta da chi di competenza.

Concludiamo riportando un ultimo dato, anche se altri sarebbero interessanti: quello relativo alla fecondazione artificiale che, sempre in relazione al parto, risulta essere effettuata «[...] in media 1,78 gravidanze ogni 100. Il numero dei nati vivi concepiti mediante tecniche di PMA è pari a 10.363 casi (corrispondenti al 2,14% dei nati vivi totali registrati dal CeDAP). [...] La tecnica più utilizzata è stata la fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero (FIVET), seguita dal metodo di fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma (ICSI)». Il tutto, ovviamente, in riferimento ai “bimbi in braccio”. Nessun accenno, perché comprensibilmente non inerente al Rapporto, al numero di embrioni (si legga: esseri umani) sacrificati, o perché non sopravvivono o perché selezionati secondo un’ottica eugenetica, così come alle possibili complicazioni sulla salute dei bambini e ai danni che la procedura può provocare sulla donna; eppure, nonostante questo, non va dimenticata quest’altra faccia della medaglia, così come – nel leggere i dati in senso critico – non si possono ignorare le implicazioni morali e relazionali collegate alla fecondazione artificiale.

Giulia Tanel 

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