26/04/2021 di Luca Volontè

Per l’Onu tutelare le donne significa dare priorità ad aborto e contraccezione, non a stupri e mutilazioni

Quasi la metà delle donne in 57 paesi del mondo si vedono negata la libertà di decidere cosa fare del proprio corpo, secondo un recente documento delle Nazioni Unite, in particolare dell’Unfpa, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione.

Il documento  ‘My Body is My Own’ (il mio corpo è mio), è una vera e propria riedizione del motto degli anni ’70 delle femministe occidentali, nulla di più e nulla di meno, ma siamo nel 2021! Ci sono anche aspetti importanti a difesa della dignità delle donne, come la lotta contro gli stupri, la sterilizzazione forzata, i test di verginità e le mutilazioni genitali, tutte violazioni della dignità umana delle donne che sono da sempre e rimangono inaccettabili, ma che per le Nazioni Unite non sono considerate priorità così come “scegliere sul proprio corpo” e dunque abortire, cambiare sesso o altro.

Rimane infatti incomprensibile come tra questi delitti, si voglia introdurre, anche se tra le righe, la maternità, così come la scelta delle donne di prendersi cura della prole, il rifiuto alle pratiche contraccettive e abortive.

Nel documento in questione, infatti, si legge che “…la gravidanza forzata o l' (assenza del diritto) all’ aborto violano il potere della donna di prendere decisioni riguardanti il suo corpo”. Insomma un documento con luci ed ombre, dove dobbiamo rilevare ancora una volta come al centro delle preoccupazioni delle Nazioni Unite ci sia sempre la tentazione di definire la libertà e dignità femminile a partire dall’aborto e dalla contraccezione.

Troppo poco e troppo limitante per le stesse donne che certamente devono vedersi rispettate in tutte le proprie dimensioni, potenzialità e talenti e perciò messe in condizione di poter scegliere anziché essere sottoposte alle pressioni internazionali che vorrebbero imporre loro aborto e contraccezione.

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