Sabato scorso l’International Planned Parenthood Federation (IPPF) ha festeggiato e celebrato i 100 anni di inizio della sua attività.
Un secolo in cui la più grande multinazionale dell’aborto al mondo ha perpetrato il maggiore (sebbene silenzioso, nascosto e fatto passare per “diritto”) genocidio di tutta la storia dell’umanità.
Nel 1916, Margaret Sanger, la luciferina femminista simpatizzante del nazismo e del Ku Klux Klan, nonché promotrice di aborto, eutanasia, sterilizzazione e contraccezione, fondò la prima clinica dedicata alla pianificazione familiare ed al controllo delle nascite. Suo obiettivo principale e dichiarato era l’eliminazione di neri ed immigrati in genere, ritenuti “inadatti” a vivere ed un peso per la società americana. Sullo sfondo, ovviamente, le idee malthusiane: al mondo siamo troppi, le risorse non bastano per tutti, quindi riduciamo in modo drastico la popolazione. Incominciando, of course, dai poveri e dai miserabili. Non è infatti un caso che la clinica sia stata aperta nel poverissimo e malfamato quartiere newyorkese di Brooklin.
Da questa esperienza nacquero poi, sempre ad opera della signora Sanger, l’American Birth Control League e, successivamente (nel 1952) la Planned Parenthood, che quindi è la tappa finale di un lungo processo iniziato, per l’appunto, cento anni fa.
Ebbene, oggi, nell’anno 2016, l’opera di Margaret Sanger non è morta. In suo nome sono stati addirittura creati dei premi e la Planned Parenthood continua a perpetrare i suoi crimini, tra gli applausi di molti. E a dimostrazione della perfetta continuità esistente tra l’ideologia eugenetica di cento ani fa e quella attuale (mascherata dalla neolingua) basti considerare che il nipote della Sanger, Alex Sanger, è l’attuale presidente del Consiglio di IPPF.
Delle nefandezze compiute da questa macchina di morte – sia sulle donne, sia sui loro figli – abbiamo parlato tante volte, come ad esempio dello scandalo della compravendita di pezzi di bambini abortiti. Così come del supporto che il Partito Democratico americano le offre: basti pensare a Barack Obama, il primo presidente nero! Hillary Clinton, che potrebbe diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti, aiuta ed è aiutata da Planned Parenthood e rappresenta talmente tanto l’ideologia abortista ed eugenetica della Sanger che potrebbe essere chiamata a buon diritto “Lady Morte”.
I dati dell’attività di IPPF sono agghiaccianti. L’80% delle sue strutture si trovano a pochi passi delle comunità afro-americane o ispaniche. Tra il 2007 e il 2010, quasi il 36% di tutti gli aborti degli USA hanno riguardato bambini afro-americani, nonostante la comunità nera rappresenti solo il 13% della popolazione complessiva. Il 21% degli aborti riguardano gli ispanici ed il 7% altre minoranze etniche. In definitiva, il 64% dei bambini abortiti negli Stati Uniti appartengono a gruppi di minoranza. Esiste quindi ancora una distinzione tra WASP (White Anglo-Saxon Protestant) e gli altri...
Dal 1973, quando l’aborto venne depenalizzato, al 2015, i numeri dicono che negli USA sono stati compiuti ben 60 milioni di aborti. E in ciascuna clinica di Planned Parenthood viene ammazzato un bambino ogni 96 secondi. Ad affermarlo è la stessa PP, i cui ricavi nel periodo 2013-2014 hanno superato 1,3 miliardi di dollari. Il genocidio è molto redditizio... Ciò nonostante, sempre con la complicità della politica di matrice liberal, questa macchina di morte riceve ingenti finanziamenti statali, pagati pertanto dai cittadini: oltre 500 milioni di dollari all’anno.
E siccome l’aborto è un grande business, è necessario praticarlo il più possibile, anche ingannando o costringendo le donne a farlo, come rivelano molte testimonianze. L’orrore sperimentato nelle cliniche in questione è talmente insopportabile che molti dipendenti non reggono e decidono di abbandonare il lavoro, convertendosi poi in grandi apostoli della vita.
Tutto ciò detto, sorge solo una domanda: c’è da festeggiare o si dovrebbe piuttosto invocare una condanna per crimini contro l’umanità?
Federico Catani
Fonte: LifeSiteNews