Dalla Svezia al Regno Unito, dal Canada, dal Brasile agli Stati Uniti, il poliamore comincia a chiedere sempre più insistentemente d’essere riconosciuto tra i diritti fondamentali e le libertà degli individui.
Ora anche in Spagna.
Qui l’associazione spagnola Polyamory Madrid, è pronta a sfilare in piazza «per rivendicare gli stessi diritti delle famiglie tradizionali» : con che argomenti potremmo negarglieli, se “love is love”?
Ci fa notare l’ottimo Giuliano Guzzo che i fautori del poliamore “si stanno pian piano organizzando anche in Italia – negli Stati Unitiinvece si parla di molte decine di migliaia di unioni «poliamorose» già da anni (cfr. “Newsweek”, 2009) – e strettamente collegato a questo tema, c’è quello delle adozioni da parte di “famiglie” «poliamorose».
Del resto lo diceva Giuseppina La Delfa, Fondatrice ed ex presidente di Famiglie Arcobaleno: «La scienza – la psicologia, l’antropologia, la pedopsichiatria – e anche la sociologia e il diritto ormai» dimostrano che i bambini crescono bene non solo nella “famiglia arcobaleno” ma anche all’intero di “famiglie” composte da una pluralità di genitori: «non importa – assicura La Delfa – se questi siano uno, due o diciotto».
Perciò, è giusto l’invito che Guzzo fa ai sostenitori delle unioni civili (ovverossia matrimonio gay). E’ ora di battersi per il matrimonio plurimo. Forse si vogliono rimangiare il Love is love? O forse vogliono farci credere che l’amore conti, sì, ma fino ad un
certo punto? Suvvia, non facciano i medievali ed esprimano pubblicamente sostegno a Polyamory Madrid e ad altre realtà analoghe. Lo stesso chiaramente vale pure per i sacerdoti e prelati al passo coi tempi: se davvero credono vi possano essere, nelle coppie, «elementi positivi» anche al di fuori «del sacramento del matrimonio», c’è da domandarsi per quale assurda ragione e soprattutto con quale sentenziosa sicurezza potrebbero escludere che vi siano «elementi positivi» pure nelle “famiglie” «poliamorose», per quanto al di fuori «del sacramento del matrimonio».
Sarà facile trovare qualche “scienziato” che approverà l’affidamento di bambini a gruppi dediti al poliamore: per esempio la psichiatria Nanette Gartrell si è dichiarata pro poliamore. Arriveranno tra breve le pubblicazioni scientifiche in supporto.
Conclude Guzzo: Ne consegue, per quanti fino a ieri sostenevano che la famiglia fosse una sola – quella fra un uomo e una donna uniti in matrimonio – una sola possibilità: tornare a ripetere quella verità. Forte e chiaro: senza violenza verbale o eccessi, ovvio, ma forte e chiaro. Ogni mediazione, ogni compromesso, ogni tentativo di cauta apertura già alle unioni civili – vale a dire al riconoscimento pubblico, non già di diritti che le coppie conviventi anche omosessuali anche in Italia già possedevano, ma di una unione per il solo fatto che due persone si amino – conduce infatti diritto dritto alla causa delle “famiglie” «poliamorose». E’ questione, come si è cercato di spiegare, solo di logica. E di tempo.
Redazione