Le vie del porno sono infinite. Sta suscitando sempre più preoccupazione la diffusione tra gli adolescenti di nuovi strumenti come TikTok, la app cinese che, con la scusa di favorire gli incontri tra i giovani, starebbe veicolando senza controllo contenuti pornografici e addirittura pedofili. Tentare di contenere il fenomeno, attraverso la censura, i filtri o altre modalità più o meno repressive appare quantomeno inutile. Anche la prevenzione si profila un lavoro immane. Uno strumento di dissuasione che, tuttavia, potrebbe rivelarsi efficace, sta nel sottolineare ai ragazzi il rischio di impotenza legato a queste pratiche. Che il consumo di pornografia, a lungo andare, renda sessualmente impotenti è una tesi condivisa da sempre più psicologi e psicoterapeuti: tra questi, Alessandro Meluzzi, che, intervistato da Pro Vita & Famiglia, come sempre, non le manda a dire.
Professor Meluzzi, sembra che attraverso nuovi socialnetwork come TikTok, la pornografia stia ulteriormente dilagando tra gli adolescenti. Quali rischiano di essere le conseguenze della presenza di contenuti licenziosi sempre a portata di smartphone?
«La pornografia è uno strumento che è sempre esistito nella storia dell’umanità e che ha avuto spesso funzioni di stimolo dell’eccitazione e, in qualche modo, di rottura dello schema dominante di una società che aveva forti strumenti di controllo. Ai tempi di Freud era così. Si trattava di uno strumento elitario e di un fenomeno marginale, di scarso significato per le masse. Tanto è vero che molti si eccitavano anche solo guardando una caviglia. Oggi la pornografia è un fenomeno che ha come funzione prevalente quella di produrre la desensibilizzazione sistematica, quindi innesca un processo di indebolimento della reazione sessuale. Tra i tanti fattori di impotenza diffusa e di anorgasmia tra gli uomini e le donne, in particolare tra i giovani, c’è proprio questo. La pornografia diventa quindi una dipendenza, un elemento depressogeno che indebolisce la funzione sessuale. Oggi un ragazzo, di fronte al corpo di una ragazza nuda, non si eccita più, perché è desensibilizzato: non ha più l’erezione e, per ottenerla, deve prendere il Viagra già a vent’anni. Ormai il Viagra è venduto anche nelle palestre».
È possibile, secondo lei, fare prevenzione in questo campo?
«Provare a fermare l’informazione sul web sarebbe come provare a fermare l’aria con le dita. Una vera prevenzione è impossibile, sul web passa di tutto, tra un po’ si troveranno anche gli strumenti per costruire gli esplosivi… Bisogna iniziare a ragionare con le persone e far loro capire che, se diventano dipendenti dalla pornografia, diventeranno anche impotenti».
Ai suoi pazienti, in genere, cosa consiglia?
«Ai miei pazienti consiglio di salvarsi, in questo caos in cui viviamo, consiglio loro di rimanere aggrappati alla zattera del logos e della ragione, prima ancora che della fede. Purtroppo, è come se qualcuno avesse decretato la fine della società occidentale, attraverso le droghe, l’impotenza sessuale, la pornografia, il caos mentale. Stia pur certo, però, che nel mondo islamico non è così».
Sarebbe utile, a suo avviso, che i genitori inizino ad affrontare apertamente questa problematica con i figli?
«Penso sia irrilevante. Alla pornografia, ormai accedono sia genitori che figli. Quindi direi che genitori e figli, da questo punto di vista, hanno poco da dirsi. I genitori farebbero bene a parlare francamente di queste cose con i figli, però credo che nelle famiglie ci sia un livello di disattenzione e di distruzione, che rende questo molto difficile. Quando vedi che ci sono madri che si mettono in competizione con le figlie su quanto siano più corte le sottane, trovo che realisticamente sia difficile possano preoccuparsi del loro rapporto con la pornografia. I genitori dovrebbero parlare, dialogare e spiegare che, se ne fanno uso, diventeranno impotenti, il che sarebbe già un buon deterrente. Ai ragazzi, bisognerebbe dire: se volete diventare impotenti, la pornografia è la strada giusta».
di Luca Marcolivio