“Stanze del buco” per tossicodipendenti, stop alla presenza delle associazioni pro vita nei consultori e negli ospedali e potenziamento del personale medico per favorire la transizione di genere. C’è sostanzialmente questo, oltre alla positiva richiesta di implementare la rete dei medici di famiglia, nelle recenti linee di sviluppo dei servizi sanitari e sociosanitari diramate dal Comune di Torino che l’Asl Città di Torino e le aziende ospedaliere limitrofe sarebbero caldamente invitate a recepire.
Si tratta di Linee guida approvate dalla commissione sanità presieduta da Vincenzo Camarda (Pd) che però stridono nettamente con la politica sanitaria regionale. E in effetti hanno ricevuto il parere negativo dei rappresentanti comunali di centrodestra.
In tale documento dunque da un lato si richiedono «spazi per il consumo sicuro e protetto di sostanze, in condizioni tali da prevenire la trasmissione di patologie»; dall’altro si vuole incentivare l’aborto farmacologico e limitare la libertà di parola e azione dei volontari provita che, con la loro presenza capillare sul territorio e il loro prezioso supporto al servizio delle mamme incinta in difficoltà, stanno contribuendo proficuamente affinché si aprano all’accoglienza della vita dei loro figli.
Quest’ultima direttiva, oltre a rappresentare un preoccupante ulteriore incentivo alla ‘cultura della morte’, è di fatto anche illegale nella misura in cui disattende quanto afferma la stessa legge 194 all’art.2 allorquando, relativamente al ruolo dei consultori, ribadisce l’esigenza di «contribuire a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza».
Nel documento si fa poi riferimento anche all’«esigenza di potenziare il servizio e l’organico del CIDIGEM (Centro Interdipartimentale Disforia di Genere Molinette) con professionisti psicologi ed endocrinologi e personale amministrativo per migliorare la gestione delle liste d’attesa; aumentare la disponibilità di sale operatorie per gli interventi di riattribuzione chirurgica di sesso».
Insomma, come ha dichiarato l’assessore regionale ai Servizi Maurizio Marrone, chiamato in causa da Pro Vita & Famiglia, «invece di spiegare ai torinesi come il Comune intenda utilizzare i fondi regionali in tema di assegni di cura per i non autosufficienti, progetti di vita indipendente per i disabili, la presa in carico delle famiglie povere o l’emergenza abitativa degli sfrattati, alla giunta Lo Russo preme solo agitare i totem ideologici delle narcosale, dei cambi di sesso e del contrasto al volontariato pro vita. Riproporre le stanze del buco dimostra ulteriormente il loro scollamento dalla realtà, dove purtroppo le mafie africane spacciano davanti alle scuole delle periferie droghe sempre più chimiche, devastanti ed economiche. Ovviamente - ha aggiunto Marrone - questo documento provocatorio verrà rispedito al mittente senza alcun cambiamento di linea dalle aziende sanitarie ed ospedaliere torinesi, che rispondono per fortuna solo alla Regione, ma la dice comunque lunga sulla deriva radicalizzata del PD a guida Schlein», ha concluso l'assessore. E in effetti la giunta della Regione Piemonte si sta distinguendo al contrario in modo particolare proprio per la tutela e promozione del diritto alla vita, come testimonia il successo del progetto “Vita nascente”.