Si è conclusa a Montecitorio la conferenza stampa sul triste quarantesimo anniversario della 194, alla cui organizzazione ha partecipato ProVita, rappresentata dal direttore editoriale, Franesca Romana Poleggi.
Questo il comunicato stampa rilasciato da ProVita onlus post evento.
«L’aborto è un male sociale, l’aborto è la morte di un bambino, l’aborto fa male alle donne»: conferenza stampa a Montecitorio per sancire il fallimento della legge 194
L’aborto è un male sociale, l’aborto è la morte di un bambino, l’aborto è un grave pericolo per la salute delle donne: è ora di sbugiardare i propagatori di fake news: alla conferenza stampa che si è appena conclusa a Montecitorio, le parole di Francesca Romana Poleggi, del direttivo di ProVita onlus, sono risuonate ferme, accorate, imperiose. «Siamo stanche, noi donne, di essere prese in giro dalla propaganda menzognera degli abortisti, fatta sulla nostra pelle. Non è vero che la legalizzazione porta a una diminuzione degli aborti: abbiamo dati che lo dimostrano in tutto il mondo e anche in Italia (dal 1978 al 1982 passarono da 68.000 a 234.377). Se poi sono calati, è perché è diminuita la fertilità. Inoltre, sono andati aumentando gli aborti in pillole con la Ru486 e i cripto aborti con le pillole del giorno dopo o dei 5 giorni dopo».
Alla conferenza stampa dal titolo La legge sull’aborto in Italia a 40 anni dalla sua introduzione. Bilancio e valutazioni, organizzata e introdotta dall’onorevole Alessandro Pagano della Lega, hanno partecipato diversi relatori. Marina Casini, neo presidente del Movimento per la vita, ha dichiarato: «Non ci vogliamo rassegnare, non ci vogliamo assuefare. Sei milioni di bambini sono stati abortiti, ma 200.000 sono nati grazie all’impegno del volontariato pro vita. Le donne hanno coraggio, questo coraggio innato spesso non è sostenuto e spesso di fronte alle difficoltà il coraggio può venir meno. Ma le difficoltà della vita non si superano sopprimendo la vita». Emanuele Di Leo, presidente di Steadfast onlus ha denunciato: «È in atto una vera colonizzazione ideologica. Organizzazioni che offrono servizi umanitari, insieme diffondono la cultura pro morte. La vita è colpita dall’inizio alla sua fine». Filippo Vari del consiglio direttivo del Centro studi Rosario Livatino, non ha dubbi su che cosa sia necessario: «Protezione del diritto alla vita senza discriminazioni. Fondamentale è la massima unità nel mondo pro life per abrogare la legge 194».
Per la deputata della Lega, Elena Murelli, «se gli aborti sono in crescita tra i giovani, ci sono evidenti errori nella formazione che viene loro data». La collega di partito, Giorgia Latini, ha ricordato come sia «crescente il ricorso all’aborto farmacologico. Basterebbe un piccolo supporto morale per far desistere da questa scelta». Nel suo intervento, la psichiatra e deputato dell’Udc, Paola Binetti, ha dichiarato: «La cultura dell’aborto è costruita su un cumulo di fake news. La prima cosa da fare è smontare la falsità. Ed è necessario capovolgere la prospettiva dell’aborto: noi vogliamo che i bambini nascano». Per Antonio Palmieri di Forza Italia, «la legge in realtà non è applicata ma disapplicata nella prima parte: non liberi la donna con l’aborto ma devi liberarla dall’aborto». Palmieri ha anche chiesto: «Come sarebbe il nostro Paese con 6 milioni di persone in più? Non saremmo tra gli ultimi per quanto riguarda la demografia». La giornalista e parlamentare Eugenia Roccella ha puntualizzato: «La legge sull’interruzione di gravidanza è diventata un tabù intoccabile. Ne chiede un tagliando Emma Bonino, in senso opposto al nostro. Bisogna riaprire la discussione. A volte serve solo sapere che c’è qualcuno che ti può aiutare, qualcuno da cui puoi andare, perché venga evitato l’aborto».
Tra i relatori c’erano anche Carlo Fidanza di Fratelli d’Italia e il senatore della Lega, Simone Pillon che ha dichiarato: «Non mi capacito di come si possa affermare che l’aborto è un diritto della donna. La donna viene lasciata da sola e viene eliminato l’altro protagonista. Se è vero che i figli si fanno in due, perché l’uomo non può esprimersi in merito all’aborto?».
La conferenza stampa di oggi è stata anche l’occasione per presentare la più massiccia campagna pro life che sia mai stata fatta in Italia. Dal 21 maggio, centinaia di camion vela e di manifesti portano nelle strade di 100 Province del nostro Paese (vedere la cartina qui a sinistra) messaggi contro l’aborto, per la vita dei bambini e per la salute delle donne.
Ai giornalisti è stato poi consegnato Un bilancio sulla legalizzazione dell’aborto, documento redatto da ProVita (reperibile a questo link), che attraverso grafici e dati fornisce risposte sul rapporto tra la legalizzazione e il numero di aborti, da una parte, e la mortalità materna dall’altra. La conclusione di questo bilancio della legalizzazione non può lasciare indifferenti: con l’aborto muore comunque e sempre almeno un essere umano (il figlio di una madre). La legalizzazione consente tutela e moltiplica questa pratica al 100% mortale.
Lo rende noto l’ufficio stampa di ProVita Onlus
Questo il servizio andato in onda su Tele Pace
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