Riportiamo i comunicati diffusi ieri, prima dalla nostra ProVita e poi dai Giuristi per la Vita, in merito all’approvazione in Senato del ddl sulla “Buona scuola”, che contiene rimandi molto espliciti alla teoria di genere.
COMUNICATO DI PROVITA ONLUS
IL SENATO VUOLE IL GENDER NELLE SCUOLE: SI ASCOLTI LA VOCE DEL POPOLO O SI VA AL REFERENDUM!
Con l’approvazione del ddl “Buona scuola” il Senato vorrebbe introdurre l’assurda teoria di genere nel sistema scolastico: infatti il cosiddetto “maxiemendamento” Martelli rinvia alla legge 119 del 2013 che a sua volta contempla il “Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere”, il quale chiaramente si ispira a questa pericolosa teoria – afferma Toni Brandi, presidente dell’associazione ProVita Onlus – Questo è totalmente contrario a quello che il popolo italiano ha chiaramente espresso nella manifestazione straordinaria del 20 giugno“.
“A poco serve la promessa del Ministro dell’Istruzione, data a quanto pare a un gruppo di parlamentari, di potenziare e generalizzare il consenso informato dei genitori. Coloro che promuovono i progetti ispirati al gender infatti sono esperti nell’aggirare il consenso informato e nel nascondere le loro pericolose teorie dietro una serie di intenzioni apparentemente buone, ed è assurdo che la scuola possa comunque proporre, ricercando o meno il consenso, teorie gravemente contrarie al bene dei nostri figli”.
“I politici che approvano disegni di legge del genere devono sapere che non si possono prendere in giro il milione di persone di piazza San Giovanni, e i milioni in tutta Italia che non sono per nulla disposti ad accettare una scuola che possa compiere pericolosi esperimenti educativi sui bambini”.
Se la voce di milioni di cittadini Italiani non verrà ascoltata, ProVita Onlus promuoverà un referendum abrogativo sul ddl ‘Buona Scuola’ e su qualsiasi altra legge che introduca il Gender nelle scuole.
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COMUNICATO STAMPA DEI GIURISTI PER LA VITA
Cocente delusione.
Questo è lo stato d’animo provato dai Giuristi per la Vita dopo l’approvazione del cosiddetto “ddl sulla Buona Scuola” attraverso il voto di fiducia al Governo Renzi.
La delusione è amplificata dal fatto che i senatori del gruppo di Area Popolare abbiano deciso di riconfermare l’appoggio all’esecutivo, approvando la citata proposta di legge che, com’è noto, rappresenta un micidiale “cavallo di Troia” – per usare la felice metafora coniata dal cardinal Angelo Bagnasco, Presidente della C.E.I. – finalizzato all’introduzione dell’ideologia gender nel sistema scolastico italiano.
Tale subdola operazione rischia di avvenire – come abbiamo più volte denunciato – non solo attraverso l’ambigua locuzione di «violenza di genere», ma anche attraverso il rinvio al “Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere” (per il tramite della L. 119 del 2013 richiamata dall’art.5), che al paragrafo 5.2 recita testualmente: «(…) Obiettivo prioritario deve essere quello di educare alla parità e al rispetto delle differenze, in particolare per superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato dell’essere donne e uomini, ragazzi e ragazze, bambine e bambini nel rispetto dell’identità di genere, culturale, religiosa, dell’orientamento sessuale (…) sia attraverso la formazione del personale della scuola e dei docenti, sia mediante l’inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa e didattica».
Pensavamo che la commovente testimonianza del popolo a Piazza San Giovanni lo scorso 20 giugno avesse inviato un messaggio chiaro e inequivocabile alla politica. Soprattutto a quei politici che si autodefiniscono “cattolici”.
Purtroppo dobbiamo prendere atto che così non è stato.
Il gruppo di Area Popolare ha perso un’importante occasione per dare senso al suo già discutibile appoggio al governo Renzi. Quale migliore opportunità di quella di negare il voto di fiducia si sarebbe dovuta attendere per pretendere la modifica di quell’inaccettabile proposta di legge? Proprio perché in politica il voto di fiducia ha un alto valore simbolico – indipendentemente dal fatto che determini o meno la caduta di un governo – i senatori che hanno condiviso le preoccupazioni e le richieste delle famiglie presenti in piazza il 20 giugno, avrebbero potuto mandare un messaggio chiaro e forte all’esecutivo attraverso quel voto. Ma non l’hanno fatto.
Da più di un anno stiamo percorrendo in lungo e in largo il nostro Paese, per denunciare pubblicamente questa insidiosa breccia attraverso cui rischia di passare la pericolosa «colonizzazione ideologica» dei nostri giovani, continuamente denunciata da Papa Francesco.
Come abbiamo ribadito a voce alta in piazza San Giovanni il 20 giugno, noi non consentiremo mai che i nostri figli vengano indottrinati in «scuole che ricordano sempre più i campi di rieducazione e gli orrori della manipolazione educativa delle dittature genocide del XX secolo», come ha coraggiosamente denunciato il Santo Padre.
Se siamo delusi dai politici, non lo siamo dal popolo.
Pertanto lanciamo un appello a tutti coloro che avvertono il dovere morale di opporsi a questa deriva totalitaria, e osiamo sfidare il Potere attraverso ogni forma, pacifica e non violenta, di opposizione, fino ad invocare, se necessario, anche azioni di disobbedienza gandhiana.
Siamo certi che su questa strada il popolo di Piazza San Giovanni non farà venir meno il suo caloroso e convinto appoggio.
IL PRESIDENTE
(Avv. Gianfranco Amato)