Quanto vale una vita umana? Viene da chiederselo seriamente di fronte a certi episodi che mostrano non solo lo scarso valore attribuito alla vita ma l’odio stesso per essa, che si tratti di vita nascente o meno, la radice è sempre quella: il male. Di che stiamo parlando? Del raccapricciante gesto compiuto da uno youtuber russo, Stas Reeflay, che secondo la ricostruzione dei media, avrebbe accettato la "sfida" lanciata da un fan per guadagnare circa 1000 dollari, obbligando la fidanzata Valentina Grigoryev, incinta del loro primo figlio, a rimanere in intimo sul balcone della loro casa in affitto nel villaggio di Ivanovka, vicino Mosca, esposta seminuda ad una temperatura ben sotto lo zero. La tortura sarebbe dovuta durare 15 minuti e tanto è bastato alla poveretta per morire di ipotermia. Ma all’orrore, come si dice, non c’è mai fine, infatti questo scempio è stato compiuto in diretta, mentre lo youtuber (e viene da farsi due domande anche sul genere di fan che gli fanno da “followers”) era in diretta coi suoi seguaci.
Ci teniamo a sottolineare che non si è trattato di un gesto “avventato” o una “bravata”, come alcuni potrebbero avere il coraggio di affermare, di cui non si erano comprese e calcolate la gravità delle conseguenze, ma del prevedibile epilogo di una serie di violenze a cui Reeflay aveva ormai abituato la sua povera fidanzata. Infatti, prima che la donna venisse lasciata morire al freddo, come un cane, durante la diretta (grazie alla quale ora ci sono diversi testimoni del fattaccio) Reeflay avrebbe provocato terribili ferite alla sua ragazza, lasciandole gravi lesioni alla testa e al viso, accompagnate da “lividi multipli”, come riporta il Sun. È stato dopo averla già riempita di botte che lo youtuber, avrebbe portato via la nemmeno trentenne Valentina, rinchiudendola sul balcone e affermando che “doveva smaltire la sbornia”.
Una vergogna in live streaming, a cui si sono aggiunti fotogrammi in cui lo youtuber scopre il corpo esanime della fidanzata, lo solleva, lo adagia sul divano, per poi continuare a registrare, bevendo alcolici, fino all’arrivo dei soccorsi che dichiarano il decesso della 28enne.
Un orrore senza fine ma che, in realtà, non dovrebbe destare nemmeno stupore se si pensa al valore bassissimo che oggi viene attribuito alla vita umana, considerato che: con un’iniezione si può procurare la “dolce morte” a chi non è più in grado di sopportare la propria sofferenza o la propria esistenza, perché è diventato o si sente un peso per gli altri, se con una pillola si può eliminare come se fosse un fastidioso parassita, un essere innocente nel grembo materno. Un mondo, insomma in cui procurarsi e procurare la morte è diventato un diritto, in cui la vita è la malattia è la morte ne è la "medicina”.