19/04/2021 di Filippo Savarese

Regione Lombardia cede agli asterischi gender. Coprendosi (due volte) di ridicolo.

Ci pareva che Regione Lombardia fosse guidata da una coalizione di centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia), e che questa coalizione, a livello nazionale, si opponesse al Ddl Zan e alla neolingua orwelliana che la lobby LGBT vuole imporre per legge ai cittadini italiani.

Ci pareva, ma forse ci siamo sbagliati, dato che i profili social della Regione Lombardia sembrano gestiti dall’Arcigay.

È accaduto che sul profilo Instagram di Regione Lombardia sono stati pubblicati degli avvisi istituzionali con l’introduzione di asterischi per ‘neutralizzare’ i generi grammaticali maschili e femminili.

Si tratta di una precisa strategia lessicale della lobby LGBT per eliminare dalla lingua italiana ogni riferimento al maschile e al femminile, che devono confondersi in mezzo alle vaghe e indefinite sfumature di una ‘identità di genere’ senza capo né coda.

Così, sulla base di questa ideologia grammaticale, anziché scrivere buongiorno a tutti, si dovrebbe scrivere buongiorno a tutt*, per non escludere chi non si sente rappresentato dal maschile universale che, comunque, è pienamente corretto usare.

Che la Regione Lombardia si accodi a questa assoluta idiozia è un dato che mette in allarme chi ha votato centrodestra alle scorse elezioni regionali e che certo non voleva avallare una simile involuzione della lingua italiana, tanto più nel 700° anniversario della morte di Dante Alighieri.

Quand’anche non si volesse utilizzare il maschile universale per una particolare (comunque ideologica) ’sensibilità politica’, si potrebbero perdere quei tre secondi che bastano per scrivere ‘Buongiorno a tutti e a tutte’.

Nel caso specifico, tra l’altro, Regione Lombardia si copre doppiamente di ridicolo. Infatti, nel tentativo di lisciare il pelo al politicamente corretto, non riesce nemmeno a usare correttamente lo stupido asterisco in questione.

Il messaggio pubblicato sul profilo Instagram della Regione infatti recita: "Sei un giovane artist* o fai parte di un collettivo artistico?”. È chiaro che la desinenza -a di “artista” non indichi un genere specifico che necessiti di essere ‘neutralizzato’, perché “artista” rimane tale sia quando riferito al genere maschile che a quello femminile.

La clamorosa gaffe sta facendo il giro della rete, attirandosi ironie e battute di ogni sorta totalmente meritate.

Ci auguriamo che la Giunta lombarda - in particolare chi gestisce la comunicazione - sappia trarre la famosa ‘morale della favola’ da questo tragicomico episodio: chi troppo vuole… nulla stringe.

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