È vero, siamo sotto un assedio continuo da parte della lobby LGBT: molti si piegano al politicamente corretto e molti varchi si sono aperti su questo fronte.
Ma c’è anche chi non si arrende e pone argine a questa deriva. È giusto sottolineare queste esperienze non solo per rinvigorirsi con esempi positivi, ma anche per dimostrare che difendere il diritto di un bambino ad avere un padre ed una madre è ancora possibile. Se accade da qualche parte, può accadere ovunque.
In Macedonia, il Primo Ministro Nikola Gruevski ha dato seguito tra i primi documenti di cui si è occupato ad una mozione per definire il matrimonio come un legame che unisce esclusivamente un uomo ed una donna. Ciò, a detta del portavoce Aleksandar Gjorgjiev, “permetterà la protezione dei bambini e l’affermazione che la loro educazione deve avvenire in un ambiente familiare in cui i pilastri principali sono i genitori, il padre e la madre”.
In Finlandia, nonostante una petizione promossa dagli attivisti LGBT, il Parlamento ha nuovamente negato l’estensione del matrimonio agli omosessuali.
Tutto ciò accade mentre in Slovacchia, Croazia ed Ungheria il dettato costituzionale viene modificato per scongiurare eventuali interpretazioni favorevoli alle nozze gay.
Sul fronte del continente africano ben cinque Stati hanno scelto di essere rappresentati dal Ministro degli Esteri dell’Uganda, nazione accusata dalle ong internazioni di profonda omofobia per non voler riconoscere in alcun modo le unioni LGBT .
Redazione