24/04/2023 di Fabrizio Cannone

Ricerca choc. I bambini “figli” di coppie gay strumentalizzati contro la famiglia tradizionale

La mentalità fluida ed evanescente, tipica dell’attuale “società liquida” tanto denunciata da Zygmunt Bauman, porta ad un inclusivismo così assoluto e indiscriminato, per cui diventa sempre più difficile fare confronti. E tutti i bambini, ad esempio, vengono giudicati uguali quanto a capacità e attitudini. Il concetto sacrosanto di merito, che differenzia i più o meno meritevoli a livello scolastico, anche per questo motivo, ha creato malumori negli ambienti dell’egualitarismo coatto e universale.

Una ricerca recente però spezza il tabù e usa proprio i bambini come strumento per attaccare la famiglia tradizionale. Uno studio alquanto discutibile ci dice, incredibile ma vero, che i «figli delle coppie arcobaleno» starebbero addirittura «meglio di quelli conformi» (riportiamo in modo testuale). In quanto, risulterebbero, «più resilienti», mostrando «meno problemi comportamentali rispetto alla norma».

Questa affermazione sconclusionata e, in fondo, discriminatoria deriverebbe dall’ennesimo studio a più voci, intitolato “Different Thougts - Riflessioni su sessualità e genere” e curato da Valeria Condino, Alex Fortunato e Leonardo Spanò.

Secondo Adnkronos, Laura Porzio Giusto e Nicola Carone, sempre nella medesima ricerca, avrebbero dimostrato ormai definitivamente che «figlie e figli di coppie omogenitoriali» non solo non avrebbero quei problemi psicologici che sono noti a tutti gli specialisti, ma mostrerebbero «buone capacità di adattamento, con problemi comportamentali inferiori rispetto alla norma».

Ora, anzitutto va notato che i figli delle coppie omogenitoriali o arcobaleno non esistono in natura. Si tratta infatti del figlio di un uomo (padre) o di una donna (madre) inseriti in una relazione omosessuale. A volte nessun genitore acquisito lo è secondo la biologia. Non possiamo quindi mentire ai lettori, né ai bambini stessi, che potrebbero pensare che solo loro, per uno strano capriccio della natura, sono stati partoriti da due padri o da due madri.

I fautori della teoria gender vorrebbero cancellare, da sempre, la biologia umana in nome dell’ideologia, e non potendolo fare fino in fondo usano manipolare la psicologia, che rispetto alle scienze esatte permette più facilmente letture e interpretazioni parziali e fuorvianti.

Ogni bambino, secondo qualunque scienza, deriva e ha bisogno di un (solo) padre e di una (sola) madre: la sua esistenza si dà grazie al concorso dei due propri genitori. Ed è proprio questo che infonde sicurezza ai bambini. Perfino i bambini adottati da “coppie tradizionali”, molto spesso, arrivati all’età della ragione, chiedono di poter conoscere l’identità di coloro grazie a cui esistono.

E invece no. Secondo l’American Psychoanalytic Association, le «qualità genitoriali», dovrebbero essere valutate, «senza pregiudizi rispetto all’orientamento sessuale». Ma qui si nasconde un sofisma. Il bambino ha il diritto assoluto ad avere genitori certi e stabili e nel suo superiore interesse la mancanza della mamma o del papà è da scongiurare come una sciagura, spesso irreparabile.

Il Centro Psicoanalitico di Roma sosterrebbe nella ricerca in questione che non si deve più separare, «il biologico dalla dimensione culturale, il corpo incarnato e il corpo simbolico, il politico e lo psichico».

Da molti anni, il matematico ateo Piergiorgio Odifreddi ci ha spiegato che la psicanalisi freudiana non è una scienza, ma una affabulazione (cfr. Odifreddi, Dizionario della stupidità, 2018). Il medesimo, senza nessun incauto fideismo, ha difeso la scientificità assoluta della distinzione sessuale, su base anatomica, fisiologica, corporea e anche psichica. Dire che al dato biologico, chiaro e netto, bisogna associare la “dimensione culturale”, è un modo elegante per azzerare la scienza, sostituendola con l’ideologia. In tal senso i bambini sono vittime di ideologi senza scrupoli che li usano per sostenere una rivoluzione antropologica nefasta, la cui conclusione ultima è la fine dello stesso ruolo genitoriale naturale. Sostituito dallo Stato o più spesso dal mercato, fruttuoso e in espansione, sia della compravendita dei bambini che della mercificazione degli uteri femminili.

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