13/12/2021 di Luca Marcolivio

Ricordate il caso Simonetti? Baldassarre: «Europarlamento incapace di gestire la situazione»

Sulla controversia delle immagini blasfeme pubblicate dall’ambasciatore speciale LGBT+ presso il Parlamento Europeo, Riccardo Simonetti, ha espresso il suo sconcerto l’eurodeputata Simona Baldassarre. Intervistata da Pro Vita & Famiglia riguardo al caso, l’onorevole Baldassarre si è detta convinta che l’intera vicenda sia nient’altro che uno dei tanti tasselli della propaganda gender dell’Unione Europea. Stupisce, quindi, che lo stesso Europarlamento abbia così maldestramente preso le distanze da un personaggio perfettamente in linea con l’ideologia che sta permeando così fortemente le “stanze dei bottoni” di Bruxelles e Strasburgo.

 

Onorevole Baldassarre, qual è stata la sua reazione, come cittadina e come europarlamentare all’iniziativa choc dell’ambasciatore speciale LGBT+ presso il Parlamento Europeo?

«Scalpore, sdegno e un profondo senso di offesa da credente. Dopo due anni e mezzo di mandato al Parlamento Europeo, ormai mi è chiara la linea che stanno portando avanti le istituzioni UE nei confronti della nostra cultura e dei nostri valori. Solo per citare alcuni esempi, lo si è visto con il Rapporto Matic, che dichiarava l’aborto un diritto umano e attaccava il diritto all’obiezione di coscienza. Lo si è visto con il dossier sulla genitorialità transfrontaliera, cavallo di troia per avallare l’utero in affitto anche in Italia. Ma anche con il Glossario del Parlamento Europeo che denunciai a marzo 2021, che chiedeva di evitare parole come “madre” e “padre”, di non dire “utero in affitto” e di preferire “sesso assegnato alla nascita” invece che “sesso biologico”, in omaggio alla fluidità. O con le più recenti linee guida della Commissione Europea per cancellare il Natale dal vocabolario dei suoi dipendenti. Insomma, il grave caso dell’attivista LGBT+ Riccardo Simonetti è, purtroppo, solo la punta dell’iceberg di una crociata ideologica che l’UE segue ormai da tempo per annichilire i cittadini europei con il pensiero unico. Inoltre, il Parlamento Europeo, da parte sua, ha dimostrato la propria incapacità nel gestire la situazione. Prima abbiamo avuto le parole del portavoce del PE, che ha dichiarato apertamente come esistesse uno scambio di informazioni tra l’influencer e l’Istituzione, nonostante non vi fosse alcun legame ufficiale o istituzionale. Poi la smentita, con lo stesso influencer che pubblica un comunicato del Parlamento in cui, in via ufficiale, lo si nominava ad ambasciatore speciale per i diritti LGBT+. Forse il Parlamento avrebbero fatto meglio ad esprimere, molto semplicemente, parole di condanna nei confronti di un evidente sfregio alla sacralità della famiglia di Nazareth».

Ritiene che quello di ambasciatore speciale LGBT+ sia, in sé, un ruolo di cui il Parlamento Europeo può fare anche a meno?

«Direi proprio di sì. Specie se si pensa che per altre cariche ben più importanti, le istituzioni UE hanno manifestato molta più inerzia. Penso, ad esempio, al caso dell’inviato speciale per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione europea, carica conferita solo a maggio di quest’anno dopo una vacanza e un disinteresse di ben due anni. Evidentemente, le priorità dell’UE sono altre. Basta fare un giro sui social media del Parlamento e della Commissione per vedere come non perdano occasione per elogiare il Pride Month o illuminare il Parlamento dei colori dell’arcobaleno. Certo, se poi i loro ambasciatori per i diritti LGBT+ sono del calibro di questo influencer, penso si commentino da soli».

Al di là della legittimità o meno di questa figura “istituzionale”, fino a che punto ritiene che l’ambasciatore speciale LGBT+ possa esprimere liberamente il proprio pensiero e la propria creatività?

«Il fatto che esistesse un legame tra il Parlamento Europeo e un soggetto che si permette di pubblicare su Instagram una foto della Vergine Maria in versione trans, già di per sé, è un fatto grave e discriminatorio. Se poi questo legame è anche ufficiale, con tanto di nota sulla pagina della Rappresentanza del PE in Germania, allora siamo alla frutta. Esprimere la propria creatività è un conto; insultare, ridicolizzare o macchiarsi di blasfemia è un altro. Come ho detto in precedenza, da credente, io mi sono sentita profondamente offesa nel vedere un’immagine sacra ridicolizzata e messa alla mercé dei social media. Come me, penso lo siano moltissimi cittadini italiani ed europei, che nella giovane madre di Nazareth vedono una fonte di speranza e di salvezza. Pertanto, per ogni differenza culturale, religiosa o sessuale, il rispetto deve sempre esserci. L’auspicio è che il Santo Natale possa portare un po’ di ragionevolezza a Bruxelles. Di questo passo, andremo incontro ad un’Unione in cui sarà bandito il Natale, e Giuseppe e Maria (o dovrei dire Malika?) saranno ridotti a Genitore-1 e Genitore-2. Una follia. Noi continuiamo a batterci perché l’UE si svegli, e torni a valorizzare le proprie tradizioni, la propria cultura, e le proprie radici giudaico-cristiane».

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