05/05/2021 di Manuela Antonacci

Roma. Tribunale impone alla Raggi di riconoscere le “due mamme” di una bambina

Il Tribunale di Roma ha imposto alla sindaca Virginia Raggi di riconoscere la genitorialità di due mamme nei confronti di una bambina, ottenuta ovviamente con fecondazione eterologa. Come ufficiale dello stato civile, la Raggi, dovrà annotare l’atto di riconoscimento della bambina, da parte della madre “sociale”, in modo che la piccola venga considerata legalmente figlia di entrambe. È stato infatti accolto il ricorso presentato dalle due donne, dopo che l'ufficiale di stato Civile del Comune di Roma aveva rifiutato di annotare l’atto con il quale uno dei due genitori aveva riconosciuto presso l'ufficiale di Stato civile del Comune di Cerveteri la bambina, come figlia.

In realtà, nel 2017, le due donne, erano andate in Spagna per accedere alla procreazione medicalmente assistita e avere una figlia. Ad ottobre, era nata la bambina ma entrambe le donne sono di Cerveteri dove non c’è un ospedale. Quindi la piccola viene partorita a Roma, dove, però, negli ospedali, non è possibile portare un neonato a casa se prima non viene registrato all’anagrafe. Per questo la bambina viene inizialmente registrata a Roma, solo con il nome della madre che l’ha portata in grembo (che poi è la madre de facto). La coppia, poi, si rivolge al comune di residenza, ovvero Cerveteri, perché vengano riconosciute entrambe come madri. Così l’atto di riconoscimento viene mandato al Comune di Roma. E questo è il punto perché spetta al Comune di Roma modificare l’atto di nascita, perché lì è stato formato. Dopo il rifiuto di Roma, le due donne hanno fatto ricorso in Tribunale.

Ovviamente esulta la galassia arcobaleno: “E’ un’ottima notizia, per le due mamme, la bambina e per tutte le nostre famiglie – commenta Gianfranco Goretti, presidente di Famiglie Arcobaleno -. Ma allo stesso tempo siamo stufi. Siamo stufi di doverci rivolgere ai tribunali per potere avere la responsabilità genitoriale delle nostre figlie e dei nostri figli. Siamo stufi di sperare di trovare giudici illuminati. Siamo stufi di affrontare lunghi e complessi iter giudiziari e di dover sottoporre i nostri figli ad analisi di psicologi, assistenti sociali e giudici come nei casi di stepchild adoption”.

“Ora, veramente, basta – conclude -. Ormai sono migliaia le figlie e i figli di coppie dello stesso sesso. I gay, le lesbiche, le persone bisex non smetteranno di fare figli, che piaccia o no a chi continua a negare tutele a questi bambini. La politica smetta di essere cieca e ipocrita”.

 

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