Carlos Santana, un grande chitarrista classe 1947, in auge tra la fine degli anni '60 e i primi anni '70, ha osato dire che «una donna è una donna e un uomo è un uomo». La Gaystapo ha fatto scattare il massacro massmediatico con accuse di transfobia e
il musicista ha cercato di rimediare: «Sono dispiaciuto per l’insensibilità delle mie parole. Mi scuso sinceramente con la comunità transgender e con chiunque abbia offeso».
È la rivista Rolling Stone che racconta la cosa e riporta anche il discorso condannato, pronunciato da Santana durante un concerto a luglio: «Quando Dio ha creato me e te, prima che uscissimo dal grembo materno, sapevamo chi e cosa eravamo. Poi, quando cresci, vedi le cose del mondo e inizi a credere che potresti essere qualcosa di diverso che ti suona bene. Ma sai che non è giusto, perché una donna è una donna e un uomo è un uomo. Ed è tutto. Poi qualunque cosa tu voglia fare a casa tua, sono affari tuoi, a me sta bene».
Lì per lì non è accaduto niente. Poi il video ha cominciato a girare sul web e allora è stato beccato dalla psicopolizia.
Parole sante, quelle di Carlos. Ma nel "mondo al contrario" in cui viviamo la verità e il buon senso non hanno fortuna.
Povero Santana, avrà avuto paura di finire nella Stanza 101.
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