Le scarpe neutre come sono? Col tacco o senza? Magari è un vedo non vedo. Non resta che scoprire quest’ultima moda no-gender, anche se qualcosa si può immaginare, perché alla fine anche la trasgressione dei canoni di bellezza può essere prevedibile quando tutto è stato sperimentato e tutto è già stato fatto.
Non lo crede Francesco Russo, che ha lanciato la collezione di scarpe unisex A-Gender e ha alzato un polverone di mediatico interesse. Il genere, per lo stilista, non conosce «norme condivise o stereotipi imposti. Il genere è una nozione costruita individualmente che segue le regole personali».
Insomma per lui si tratta di semplici ed evidenti verità (ma la verità non è quella che la natura ci attribuisce alla nascita, cioè il genere maschile o quello femminile anche se possono non piacere?) e supera la differenza di stili tra modello per uomo e modello per donna.
Figurarsi se questa moda può accettare il fatto che una décolletté numero 45 non è esteticamente piacevole e che un uomo con il tacco è poco attraente. No, la scarpa del futuro è per tutti uguale, dal 35 al 45 senza distinzione e prevede tacchi per tutte le taglie senza guardare in faccia al sesso di appartenenza.
La linea A-Gender ha anche un testimonial perfetto, come da prassi: Oslo Grace, modello transessuale non-binario già noto al fashion system grazie alle sfilate per Gucci e Moschino.
Le scarpe indossate per l’occasione sono alte con tacco a spillo e si tratta di due diversi modelli: un paio di stringate senza cuciture, gli stivaletti Chelsea, e un paio di mocassini con nappe. Come questi, tutti i modelli A-Gender sono stati pensati partendo dal desiderio di non sentirsi più incastrati in sciocchi e vecchi stereotipi, ma quando mai una donna si sente fuori posto a fare la donna? Non si capisce infatti se la bellezza unisex sia un fenomeno in ascesa o l’imposizione di un nuovo mondo gender free che vuole influenzare più che seguire i cambiamenti dei codici di bellezza.
Dopo i brand cosmetici, non resta ora che aspettarsi il push up no-gender.
Marta Moriconi