Secondo un articolo pubblicato sulla rivista Nature, i ricercatori del Weizmann Institute of Science in Israele sono riusciti a far crescere 1.000 embrioni di topo in un utero artificiale fino a 12 giorni di gestazione, circa la metà di una tipica gravidanza di topo . Gli embrioni di topo sono cresciuti all'interno di un utero vivo prima del trapianto nell'utero artificiale, ma i ricercatori sperano che in futuro saranno in grado di far crescere un embrione separatamente dalla madre. Gli esperimenti sui topi sono, secondo gli scienziati, solo un primo passo verso un obiettivo più problematico, il dottor Jacob Hanna, infatti, ha ben altre ambizioni: "Questo pone le basi per altre specie. Spero che permetterà agli scienziati di coltivare embrioni umani fino alla quinta settimana". Siamo quindi alla ricerca della totale produzione inumana dell'umano.
Il dottor Hanna vorrebbe usare il tessuto derivato da embrioni umani completamente creati in laboratorio per la ricerca sullo sviluppo fetale precoce e vorrebbe creare la vita umana al solo scopo di studiarla fino ad una certa età gestazionale e poi distruggerla, a tutti gli effetti un 'aborto' a scopi scientifici.
In risposta all'articolo di Nature, EWTN Pro-Life Weekly ha intervistato il dottor David Prentice, vice presidente e direttore della ricerca del Charlotte Lozier Institute, sulle molte preoccupazioni etiche che accompagnano la spinta a crescere embrioni umani in un utero artificiale per scopi puramente sperimentali.
Il dottor Prentice ha commentato la vicenda dicendo: "Penso che la più grande preoccupazione sia che [la ricerca] non si fermi ai topi... Questo ricercatore in Israele vorrebbe già fare lo stesso tipo di esperimenti con embrioni umani, essenzialmente coltivare embrioni umani fino al punto in cui il cuore batte completamente, il cervello comincia a svilupparsi, così come gli altri organi che ovviamente sono importanti per renderci umani. Pensiamo davvero che ci dovrebbe essere un limite di 'zero giorni' in termini di crescita di embrioni umani". Il dottor Joseph Meaney, presidente del National Catholic Bioethics Center, ha fatto eco alle preoccupazioni di Prentice, notando che gli “unici esperimenti che potrebbero essere moralmente leciti su embrioni o feti umani sono quelli direttamente terapeutici, che sarebbero effettivamente compiuti per curare e salvare l'embrione umano e non possono esser leciti esperimenti che mettano in pericolo la loro vita". Il limite zero alla sperimentazione sugli embrioni umani è quindi l'unica opzione per preservare la specie e la dignità di ogni essere umano.