Il Presidente del Cav di Loreto, Roberto Festa, ha intervistato Mons. Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-San Remo, sulla proposta di legge di iniziativa popolare ispirata al movimento internazionale HeartBeat.
- Eccellenza, il popolo della vita non si riposa mai, e così in piena estate anche il Centro di Aiuto alla Vita di Loreto, nel suo piccolo, cerca di fare la sua parte promuovendo la raccolta di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare denominata "Un cuore che batte", la quale chiede l'introduzione nella legge 194/78 dell'obbligo da parte del medico di mostrare alla donna che abbia presentato richiesta di interruzione volontaria di gravidanza, i segni vitali dell'embrione, quali la sua immagine ecografica e il suono corrispondente al battito del cuoricino. Come valuta la proposta in linea di principio dal suo punto di vista particolare, in base alla sua esperienza e alla luce della Evangelium Vitae?
«La proposta, sulla scia di quanto realizzato in molti degli Stati Uniti d’America e degli incoraggianti risultati, mi sembra interessante e corretta sotto il profilo strettamente giuridico in relazione al cosiddetto “consenso informato” e, più ancora, nella prospettiva di non lasciar cadere la drammatica questione dell’aborto nell’indifferenza generale, nella banalizzazione del “diritto acquisito” o nella superficialità di chi, di fronte ad un’emergenza di vita, è portato ad agire senza un’adeguata conoscenza di ciò che si accinge a compiere.
L’intervento magisteriale di San Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vitae richiama tutti e la società nel suo complesso al dovere di approfondire la tematica sotto il profilo scientifico ed etico ed esorta a non lasciare nulla di intentato affinché un’azione oggettivamente ed intrinsecamente iniqua come la soppressione della vita nascente nel grembo della madre venga ripudiata ed esclusa sia dalla legislazione sia dalla condotta personale. In sostanza questa iniziativa, da taluni giudicata un po’ forte e quasi “brutale” (ma domando: non è forse assoluta violenza l’uccisione volontaria di un essere innocente nel grembo della madre?), corrisponde al lancio di un sasso nella stagnante passività in cui accade il dramma dell’aborto in Italia e nel mondo intero con cifre da capogiro e con una disinvolta leggerezza da parte di tutti i soggetti coinvolti».
- Eccellenza, la proposta di legge di iniziativa popolare denominata "Un cuore che batte" è una iniziativa di alcune associazioni pro-life italiane, sia laiche che religiose. Ma recentemente Mons. Paglia (Pontificia Accademia per la Vita) in una nota ufficiale ha dichiarato: "Che la legge possa, anzi debba essere migliorata nella direzione di una più piena difesa del nascituro, questo è più che auspicabile, con l’attenzione di evitare il rischio di peggiorare la situazione"; e alcuni temono che "Un cuore che batte" possa peggiorare la situazione. Lei ritiene che nel perorare questa proposta di legge i contro potrebbero superare i pro? Detto in altri termini, è realistico pensare che potrebbe andare peggio di così?
«Sono indubbiamente ragionevoli i “contro” sollevati da più parti all’interno della grande famiglia dei sostenitori della Vita. Penso soprattutto all’obiezione che vede il rischio di una eccessiva importanza data alla volontà della donna, la quale, una volta adempiuto all’obbligo di legge, sembrerebbe poi “sovrana” e insindacabile nella decisione. Così come non è inconsistente la valutazione di una relativa impraticabilità della norma in ragione dell’impostazione ideologica del medico abortista, cosa che d’altro canto già succede in ordine alla previsioni della 194 di offrire alla donna (a livello di consultorio) ogni adeguata informazione per superare le cause inducenti all’aborto.. Certamente è vero che molto difficilmente una proposta legislativa del genere possa sortire buon esito a motivo dei numeri sia nella raccolta delle firme sia nello scenario parlamentare, ma - penso con fiducia - anche la fionda e i pochi ciottoli di Davide apparivano già perdenti di fronte alla forza di Golia.
Dal mio punto di vista la campagna di raccolta firme per questa proposta supera legittime e sagge obiezioni circa l’opportunità - non certamente la sostanza - in quanto, come ricorda l’Evangelium Vitae “se le leggi non sono l'unico strumento per difendere la vita umana, esse però svolgono un ruolo molto importante e talvolta determinante nel promuovere una mentalità e un costume” (n. 90) Si può convenientemente pensare che il semplice parlare dell’argomento proponendo misure legislative e suscitando dibattiti, anche un poco appassionati ed accesi, concorra a non far precipitare nell’oblio la dolorosa tematica ed offra una concreta occasione operativa anche a coloro che si sforzano di spingere l’iniqua 194 nella direzione di una piena applicazione.
Sono poco convinto che l’insistenza sul tema in varie forme possa peggiorare la situazione attuale in quanto la piaga dell’aborto dilaga sia per una pervasiva ed errata visione antropologica circa la libertà, la sessualità e la qualità/dignità della vita sia per l’aborto farmacologico, che deresponsabilizza e riduce sempre più l’ambito del confronto e del supporto.
L’arma peggiore della mentalità abortista è quella di favorire l’indifferenza e la privatizzazione della vicenda e, di conseguenza, il migliore antidoto è l’informazione corretta e la sollecitazione costante all’approfondimento e all’iniziativa di prevenzione».
- Eccellenza, in conclusione, "Un cuore che batte" e il suo eventuale iter futuro possono rappresentare occasione di rinnovato entusiasmo e compattezza nel mondo pro-life, ma potrebbe anche dare adito a indesiderate contrapposizioni e prese di distanza. In realtà il desiderio di unità è un fuoco sul quale lo Spirito Santo non cessa di soffiare e ne sono esempio due prossimi convegni molto significativi che si stanno preparando, uno a fine settembre in provincia di Varese organizzato dal MpV locale col titolo "Voglio un Movimento spericolato!" e con l'obiettivo dichiarato di stringere "rapporti con le altre realtà pro-life del territorio nazionale per una concertazione permanente e comune"; il secondo in programma a dicembre ad Ancona, in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, dal titolo "Essere o non essere, questo è il problema! C'è vita nell'utero materno?", e promosso proprio dal CAV di Loreto e da Pro Vita e Famiglia, ma col contributo organizzativo degli esponenti politici sia della maggioranza di governo che dell'opposizione. Ecco quindi la domanda: in che modo secondo lei si può favorire l'unità del "popolo della vita"? In particolare qual è il ruolo in tal senso dei Vescovi e di chi ha particolari responsabilità pastorali o di guida?
«Come il vento dello Spirito Santo non cessa di soffiare sulla vita della Chiesa così - è prudente ricordarlo - il diavolo non desiste nel tentativo di dividere; infatti la divisione e le liti sono sempre un segnale della sua malevola presenza. Questo accade anche per la galassia dei Movimenti a favore e sostegno della Vita in quanto la battaglia e la sfida che portano avanti è una delle più importanti per contrastare l’opera del Maligno volta a distruggere e invertire i disegni divini.
È necessario che nell’ampio e variegato contesto del mondo pro life non si persegua ossessivamente una assoluta conformità come unico criterio di autenticità: vi sono sensibilità e scelte operative differenti che possono stare insieme nel dialogo e nella complementarietà.
Allo stesso modo occorre evitare che una forma non universalmente condivisa degeneri in scontro e in frammentazione: le proposte sono molteplici e la non adesione a qualcuna di queste non deve dare adito a frammentazioni, che rischiano di togliere efficacia alla buona battaglia per la Vita.
Rimane sempre illuminante l’antico adagio: in necessariis unitas, in non necessariis libertas, in omnibus caritas.
Esorto tutti i buoni testimoni e operatori a favore della Vita a non cadere nella tentazione dei protagonismi personalistici e a non cedere all’attitudine non evangelica che chi non è con noi sia necessariamente contro di noi.
Infine ritengo che il ruolo dei Vescovi e dei Pastori della Chiesa sia quello insegnare con perseveranza, integrità e coraggio il perenne insegnamento della Chiesa in materia senza cedere agli aggiustamenti mondani e poi di accompagnare con prudente vigilanza unita a fiduciosa accondiscendenza l’impegno a vari livelli dei laici, che in forme diverse, frutto delle varie sensibilità e pure della fantasia dello Spirito, si attivano per tutelare il dono della Vita nella coscienza delle persone e nelle istituzioni della collettività.
Come ha ricordato Papa Francesco a Pentecoste in relazione al cammino sinodale nella Chiesa lo Spirito Santo è Maestro e Operatore di armonia».