23/03/2014

Se questa è l’etica laicista... torniamo al Medioevo

Se l’etica laicista e moderna, va benissimo essere considerati in odore di Medioevo.

Questa la conclusione a cui giunge Eugenio Mazzarella, professore ordinario di filosofia teoretica presso l’Università che affronta in modo compiuto e con buon senso le principali tematiche sul piatto su temi eticamente sensibili, con particolare attenzione nei riguardi del fine vita. L’eutanasia, al pari dell’aborto, è per il militante –qualificato o meno- un passaggio meramente tecnico, un procedimento burocratico da affrontare qualora ricorrano determinate condizioni preliminari. Avere degli scopi, delle aspettative verso il futuro, provare un interesse per la vita: qualora non si riscontrassero queste caratteristiche, uccidere un essere umano non può considerarsi qualcosa di strano.

Riportiamo una riflessione tratta dal portale web UCCR.

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Qualche mese fa il quotidiano “L’Unità” ha ospitato un articolo di Eugenio Mazzarella, ordinario di filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Napoli, nel quale ha invitato a prendere in considerazione, sul “fine vita”, la soluzione che guarda «al dialogo tra familiari, fiduciario e medici, l’interpretazione rispettosa – e non una semplice esecuzioni testamentaria – delle sue volontà espresse, per trovare una soluzione politicamente sostenibile e socialmente condivisa».

Mentre per quanto riguarda le unioni civili, Mazzarella ha invitato a riconoscere «il diritto a una piena tutela giuridica delle coppie omosessuali, senza “stressare” questa sacrosanta esigenza di diritti civili nella pretesa di un’omologazione ideologica all’istituto del matrimonio, per poterne venire a capo senza collidere con ragionevoli riserve a questa equiparazione che non sono solo di ispirazione religiosa». Permane la stima verso il filosofo napoletano anche se non siamo d’accordo con le sue proposte, riconoscendo comunque in lui un interlocutore finalmente rispettoso e ragionevole.

Rispetto al “fine vita”, sappiamo bene quando aleatoria possa essere l’interpretazione delle volontà espresse dal paziente, magari quando era sano e dunque in tutt’altra situazione, considerando che difficilmente quest’ultimo potrebbe lasciare un’indicazione precisa sulle innumerevoli situazioni in cui potrebbe capitare e senza considerare, come avvenuto in molti casi, la possibilità che nel frattempo abbia potuto cambiare idea e non sia nella condizione di esternare i suoi nuovi sentimenti. Rispetto alle unioni civili abbiamo invece già argomentato come siano completamente inutili, non urgenti e perfino discriminatorie.

La sorpresa più grande è stata comunque la risposta, qualche tempo dopo, che Mazzarella ha avuto da Maurizio Mori, presidente della Consulta di Bioetica, un’associazione che promuove la visione laicista della bioetica (presidente onorario Peppino Englaro). Nell’articolo si torna a leggere la solita abusata retorica, la cui assenza abbiamo apprezzato nella riflessione di Mazzarella: sessismo, discriminazioni, conservatori, pregiudizio etero-sessista, progresso, arretratezza…tutte le parole chiave del repertorio laicista. Maurizio Mori afferma che i sessi non sono solo due e la ritiene «un’idea avanzata», domandandosi: «è forse un delitto avere idee innovative», spiegando che «l’etica, quella vera e razionale, ci impone di individuare le regole che favoriscano la dignità e il benessere di tutti».

Al di là della follia della molteplicità dei sessi a piacimento personale (per l’Australian human rights commission, oltre ai classici uomo e donna, ce ne sarebbero addirittura altri ventidue), quella che dà dell’etica ci sembra una definizione condivisibile. Proprio per questo è ancora più strano che sia proprio lui ad affermarla, dato che due anni fa Mori ha difeso due suoi ricercatori, Giubilini e Minerva, a loro volta responsabili della “Consulta di Bioetica”, divenuti internazionalmente famosi per aver proposto l’infanticidio dei neonati: «uccidere un neonato dovrebbe essere permesso in tutti i casi in cui lo è l’aborto, inclusi quei casi in cui il neonato non è disabile», hanno scritto, sollevando un polverone a livello mondiale.

Maurizio Mori, presidente della “Consulta di Bioetica” non solo li ha difesi ricordando che «non si può dire che la tesi sia di per sé tanto assurda e balzana da essere scartata a priori solo perché scuote sentimenti profondi o tocca corde molto sensibili», ma -successivamente- li ha anche elogiati pubblicamente. Un anno fa, infatti, i suoi due ricercatori hanno ribadito il concetto: «non basta provare piacere o dolore, perché ciò avviene anche a un feto, serve uno sviluppo neurologico superiore, cioè avere degli scopi, delle aspettative verso il futuro, provare un interesse per la vita. E un neonato non li ha. Noi abbiamo aggiunto solo un pezzetto: il fatto che non occorra che il neonato sia disabile per poterlo uccidere». E Mori ha aggiunto: «Siete troppo modesti. Non avete aggiunto solo un pezzetto, avete anche inventato un nome: aborto post-nascita». Che bravi, davvero, l’Italia è orgogliosa di voi!

Chissà se Mori ritiene, oltre all’aborto, anche l’infanticidio “un’idea innovativa” e chissà se quando parla di etica come individuazione di regole a favore della dignità e il benessere di tutti, pensi anche alla dignità dei feti e dei neonati. Noi, al contrario, siamo certi di pensare che se queste sono le proposte della “bioetica laica”, siamo davvero orgogliosi di proporre un’etica completamente diversa ed opposta.

La redazione

 

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