Doveva essere una domenica mattina tranquilla, in una chiesa della Val Marecchia, diocesi di San Marino-Montefeltro, e invece per i presenti alla Santa Messa delle 9:30 lo spettacolo è stato surreale, per non dire di peggio. Ma andiamo con ordine, partiamo dal riferimento principe di ogni cronaca: i fatti.
La celebrazione eucaristica, seguita da una quarantina di fedeli, proseguiva tranquillamente quando il sacerdote, durante l’omelia, ha scelto di soffermarsi su quella crisi morale che anticipa – e di molto – tutte le altre crisi, a partire da quella economica che giustamente tanto ci preoccupa. Per esemplificare come la decadenza morale stia prendendo il sopravvento, il sacerdote ha pensato bene – ce ne fossero di pastori così, che parlano chiaro – di richiamare le adozioni gay, che effettivamente rappresentano la negazione del più elementare diritto dei più deboli fra tutti, i bambini, e cioè il diritto a crescere in una famiglia, ad avere un padre ed una madre.
Nell’udire queste parole, con gran sorpresa di tutti gli intervenuti alla Messa, una fedele, prima di abbandonare la chiesa imbufalita, ha interrotto il parroco urlando: «Eh già! Perché sarebbe meglio lasciarli morire in Africa i bambini, è vero?». Il tutto ha lasciato il celebrante pietrificato, e con lui tutti i partecipanti alla funzione, incapaci di credere ai loro occhi: mai, da quelle parti, si erano infatti verificate sceneggiate simili.
Anche perché, al di là della scelta – assai grave – di interrompere il sacerdote durante la predica, si fatica a comprendere il nesso fra un’opposizione alle adozioni gay e la volontà di lasciar morire i bambini africani (perché proprio quelli africani, poi? Quelli indiani se la passano forse meglio? Bah): che c’azzecca, per dirla con Di Pietro? C’è forse qualcuno che desidera questo? Non risulta; risulta invece che vi siano fior di famiglie, cattoliche e non, in attesa di poter adottare ed impigliate nella burocrazia.
Mentre non risulta, tornando a noi, che la Chiesa si sia mai espressa contro le adozioni: tutt’altro. Solo che il giochino retorico – peraltro non nuovo – funziona così: ti opponi alle adozioni gay? Bene, allora sei per il rogo degli omosessuali, per i piccoli imprigionati in orfanatrofio vita natural durante e via con scemenze di questo genere. Che purtroppo, oramai, stanno ipnotizzando anche molti cattolici, come dimostra quanto accaduto in Val Marecchia e che speriamo non abbia a ripetersi. Anche perché qui, fra l’altro, la fede non c’entra: c’entra solo il buon senso. Lo stesso che sta portando un numero crescente di omosessuali a schierarsi pubblicamente contro le adozioni gay e che, quando manca, porta i devoti al politicamente corretto a protestare durante la Messa.
Ci auguriamo pertanto che episodi come questo – oltre a non ripetersi, come abbiamo detto – non scoraggino i sacerdoti nella loro missione. E soprattutto non scoraggino noi, semplici fedeli, dalla difesa della ragione prima che della fede. Se infatti sorvolassimo sul diritto naturale, e quindi sulla necessità di tutelare la vita di ogni persona umana e l’integrità di ogni famiglia, che ne sarebbe della nostra credibilità non tanto di fronte agli altri, bensì di fronte a Dio? Ad un Dio che si è fatto vero uomo nell’auspicio di renderci tutti così, veri uomini. Persone capaci cioè di distinguere il bene dal male, il retto dall’iniquo. E di riconoscere il diritto di ogni bambino a crescere con un padre ed una madre senza che questo sappia di privilegio o di polveroso tradizionalismo.
di Giuliano Guzzo