L’ennesimo regalo dell’identità di genere arriva dalle piscine tedesche. La disputa, quasi surreale, sembra quasi riportarci indietro di sessant’anni, quando sulle spiagge di mezzo mondo, apparivano i primi “scandalosi” topless. Ebbene, è degli scorsi giorni, la decisione della città di Gottinga (Bassa Sassonia), nel cuore della Germania, di concedere alle bagnanti di nuotare a petto nudo in piscina, a partire da ieri, 1° maggio.
La rivendicazione da cui nasce l’amena concessione non ha nulla di “femminista”. Tutto è nato dalla richiesta di una donna di poter stare liberamente in topless in piscina e a bordo vasca. Il suo comportamento non era stato gradito dagli altri bagnanti. La cliente aveva così usato il passe-partout, ormai pressoché infallibile dell’identità di genere, per esercitare il suo “diritto”: se mi sento un uomo, sono autorizzata a comportarmi come uomo, quindi eventualmente a stare a petto nudo in piscina.
La nuova regola è stata così adottata dal comitato sportivo cittadino, che ha permesso a tutti i nuotatori di Gottinga di fare il bagno “oben-ohne”, ovvero senza il top, nei fine settimana a partire dall’1° maggio.
In Germania, il movimento nudista, che prende il nome di Frei-Koerper-Kultur (cultura del corpo libero) è piuttosto popolare e diffuso ed è arrivato ad ottenere le saune miste, nella maggior parte delle strutture. Intanto, altri cittadini stanno protestando per la limitazione del topless ai soli weekend: la decisione sarebbe stata presa per non turbare bambini e ragazzi durante le lezioni di nuoto in mezzo alla settimana.
Una decisione, quella presa a Gottinga, solo apparentemente “locale”: molto spesso, ciò che viene stabilito in un singolo comune o territorio tende a fare effetto domino nel resto del Paese. È un po’ quanto sta avvenendo in Italia, ad esempio, con la cosiddetta “carriera alias”, lanciata dapprima come esperimento isolato in un numero limitato di scuole e università che, però, in poco tempo, stanno diventando svariate decine. Gli stessi parlamenti e istituzioni locali non sono più di tanto propensi a legiferare su queste materie e tendono, piuttosto, a recepirle quando ormai la “nuova consuetudine” è consolidata.
L’altro aspetto rilevante, nella vicenda della piscina tedesca è che, banalmente, rischia di passare come lo “sdoganamento” del topless femminile, quando dietro c’è qualcosa di molto più grosso. Per una sola donna che si identifica come uomo, sono cambiate le regole: le nuove norme varranno solo per quella bagnante o per tutte le donne? Come sempre, una grande confusione regna sotto il cielo. I grandi cambiamenti antropologici non procedono in modo monolitico ma avanzano per piccoli “dettagli” come questi. Rivendicazioni apparentemente insignificanti che qualcuno, tuttavia, avrà l’impudenza di spacciare come conquiste di civiltà: di quale civiltà parliamo, però, visto che abbiamo smarrito l’identità dell’uomo?