Anche l’onorevole e critico d’arte Vittorio Sgarbi sostiene la campagna choc organizzata dalle Associazioni promotrici del Family Day, Pro Vita e Generazione Famiglia, per denunciare la pratica dell’utero in affitto. Nei manifesti, affissi a Roma, Milano e Torino e accompagnati da camion vela, appaiono due uomini raffigurati mentre spingono un carrello con dentro un bambino disperato, comprato dalla coppia, individuati come “genitore 1” e “genitore 2”, e a fianco la scritta: “Due uomini non fanno una madre. #StopUteroinAffitto”.
Sgarbi, intervistato da Pro Vita spiega perché è importante portare avanti la battaglia sui temi etici senza arrendersi.
Cosa pensa dell’iniziativa di Pro Vita e Generazione Famiglia e in generale dell’utero in affitto?
«Si tratta di un’iniziativa che condivido pienamente. Il fatto che le coppie gay abbiano ottenuto dei diritti non consente loro di sostituirsi alla famiglia. Ogni figlio ha il diritto di crescere con un padre ed una madre. Sono contrario alla pratica dell’utero in affitto perché ritengo che offenda la dignità della donna, anche se questa è perfettamente consapevole di ciò che fa e fornisce il proprio assenso a cedere il figlio ad altri una volta nato. Ma un figlio non è un prodotto da vendere o un bene di consumo da prestare. L’Italia è un Paese con una solida tradizione cristiana e quindi non capisco perché si debbano per forza introdurre dei modelli familiari e dei costumi che sono estranei alla nostra cultura. Ci sono poi delle norme morali che non è giusto pretendere di uniformare ai costumi prevalenti. Quindi è doveroso che le associazioni del mondo cattolico e quelle in difesa della famiglia portino avanti le loro battaglie anche con iniziative forti come questa».
Cosa si sente di dire a chi sostiene che dire no all’utero in affitto equivale a negare diritti alle persone, in questo caso la possibilità per una coppia gay di avere un figlio?
«Rispondo che normalità e trasgressione non sono la stessa cosa e che non è neanche lontanamente ipotizzabile pensare di poter normalizzare la trasgressività. Le coppie gay mi pare abbiano già ottenuto dei diritti, ma la loro pur legittima pretesa di vivere felicemente il loro rapporto di coppia, non può giustificare uno stravolgimento della famiglia. Non si può legittimare la trasgressione per legge, su questo non sarò mai d’accordo. Sono al fianco di chi combatte questa battaglia indipendentemente dal fatto che si possa o meno vincere. Può darsi pure che l’orientamento prevalente nella società sia quello di rendere tutto possibile, anche l’utero in affitto, ma una società profondamente e culturalmente cristiana ha comunque il diritto di non arrendersi».
Americo Mascarucci