Scampata all’aborto per un errore: il medico non si era accorto di lei, che piccina non era poi tanto dato che aveva raggiunto il quinto mese di vita nella pancia della giovanissima madre, e si è limitato ad uccidere solamente la sorella gemella.
È nata così Claire Culwell, una bella ragazza americana, da una tredicenne single obbligata ad abortire dai propri genitori. Procedere con una seconda operazione per estirpare anche il corpicino di Claire sarebbe stato troppo rischioso, potenzialmente mortale. Quindi, loro malgrado, la gravidanza è stata portata a termine e la bambina data in adozione.
La ragazza pensa spesso alla gemella che non ha potuto conoscere ma non serba rancore nei confronti della madre naturale e del medico abortista: la forza di perdonare è giunta dal percorso di Fede che ha affrontato e che la ha aiutata a crescere il più possibile serena.
La vicenda personale della giovane si innesta nell’attualità statunitense, con la condanna all’ergastolo del dottore abortista Kermit Gosnell per aver causato la morte di diverse donne e di neonati. I limiti dell’aborto negli USA sono infatti assai ampi e, quando i confini sono labili, squali senza pietà vivono approfittando delle pene altrui.
Intervistata su tematiche relative alla differenza tra aborto a gravidanza avanzata rispetto a quella nelle prime settimane, Claire afferma che “vi sono differenze concrete tra i due tipi di aborto, ma agli occhi di Dio siamo tutti uguali, non importa quanto piccoli.”
Redazione
Leggi l’intervista completa a Claire Culwell sul portale web Sussidiario.net.