19/07/2018

Soros vs Kavanaugh: battaglia tra i lobbisti in USA

I nostri Lettori sapranno bene che i lobbisti e gli spin doctor, negli Stati Uniti hanno un grosso potere nel muovere l’opinione pubblica. Dopo che Trump ha nominato Brett Kavanaugh alla Corte Suprema, si è scatenata una vera e propria  battaglia giocata a colpi di lobbying: il Senato deve approvare la nomina. Pare che l’Open Society di George Soros sia scesa in campo, con il suo potere economico, per convincere i senatori a votare contro Kavanaugh.

Del resto, da subito la sinistra radicale, il Partito Democratico, i “liberal (dei quali cui Soros è amico e sostenitore), si sono cominciati a stracciare le vesti: Kavanaugh è un conservatore, di quelli che a Soros non piacciono proprio. Addirittura c’è chi teme che il suo voto possa essere determinante per rovesciare la sentenza Roe vs. Wade che nel ’73 ha legalizzato l’aborto: se ciò accadesse, i singoli Stati federati sarebbero liberi di approvare le leggi restrittive che finora sono state in gran parte cassate, proprio dalla Corte Suprema, alla luce della Roe vs. Wade.

A maggio, secondo il Daily Caller News Foundation, si è costituito un nuovo gruppo di pressione, Demand Justice (DJ), che è finanziato da una ong di nome Sixteen Thirty Fund che ha già ricevuto, tra il 2012 e il 2016, circa 2,2 milioni  di dollari dall’Open Society Policy Center (OSPC) , che fa capo alla Open Society di Soros.

I rendiconti finanziari e gli altri documenti depositati presso funzionari di controllo statale nel 2014 mostrano che solo tre donatori rappresentavano il 70% – circa 11,5 milioni – delle  entrate del Fondo. Nel 2016 meno di cinque donatori hanno dato 13,3 milioni di dollari al Fondo, pari al 63% delle entrate totali. Uno di questi donatori è l’OSPC. I documenti fiscali dell’OSPC mostrano che il gruppo di Soros ha donato al Fondo centinaia di migliaia di dollari ogni anno tra il 2012 e il 2016, l’ultimo anno in cui i registri sono accessibili al pubblico: 350.000 nel 2012, 772.000 nel 2013, 125.000 nel 2014, 550.000 nel 2015 e 481.483 nel 2016.

La Demand Justice (DJ), a detta del direttore esecutivo di DJBrian Fallon, secondo il The New York Times ha lo scopo di trasformare i tribunali «in luoghi dove far avanzare l’agenda progressista». I suoi ranghi sono coperti da persone dell’entourage di Obama e della Hillary Clinton, come lo stesso Fallon, Christopher Kang, Gabrielle McCaffrey e Diana Bowen.

Sixteen Thirty Fund funge da sponsor fiscale di Demand Justice, che per la sua forma giuridica non deve presentare dichiarazioni dei redditi o rivelare i nomi dei propri sostenitori. Chi vuol donare a DJ, quindi, può farlo tramite la Sixteen Thirty Fund, oppure attraverso ActBlue Civics, una grande piattaforma di raccolta fondi per le cause “liberal“, radicali.

La conferma della nomina del giudice Kavanaugh alla Corte Suprema degli Stati Uniti è la prima prova di forza per la Demand Justice. L’organizzazione ha promesso di investire ben 5 milioni di dollari, anche in pubblicità televisiva, per  evitare la conferma di Kavanaugh.

Redazione

Fonte: LifeNews

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