In Spagna la sicurezza e l’incolumità delle donne vittime di violenza sono a rischio. È quanto emerge da una lettera che il consigliere spagnolo per la Famiglia, la Gioventù e gli Affari Sociali Ana Dávila-Ponce de León Municio ha inviato al Ministro dell’Uguaglianza.
In tale missiva la stessa sottolinea di essere venuta a conoscenza di sei casi nella Comunità di Madrid in cui uomini accusati di violenza contro le donne hanno cambiato legalmente la loro identità di genere – un processo che è stato snellito dall’entrata in vigore della cosiddetta “legge Trans” del 2023 – per continuare così a perseguitare le loro vittime. Infatti tre degli uomini denunciati hanno chiesto di poter permanere nei centri di accoglienza con mogli e figli che erano precedentemente fuggiti via da loro. Finora il personale di tali centri è riuscito a impedir loro di entrare in contatto coi familiari, ma si teme che ciò non duri a lungo in quanto tali uomini sedicenti donne potrebbero accusare le strutture di accoglienza di violare le leggi nazionali sulla discriminazione di genere.
Inoltre, una volta ottenuto il riconoscimento legale della transizione di genere, l’autore di abusi di sesso maschile non può esser più condannato per violenza di genere e ciò consente nel contempo anche di negare alle vittime donne delle protezioni legali speciali che altrimenti spetterebbero loro. È quanto già balzato agli onori della cronaca sul quotidiano El Mundo, che ha riportato l’episodio di una donna vittima di violenza sessuale privata della protezione speciale prevista per le vittime di abusi fisici e sessuali dopo che le autorità le hanno comunicato che il suo aggressore, che l’aveva drogata e violentata davanti alla sua giovane figlia, «non veniva più registrato come uomo, ma come donna».
Insomma, nonostante sia passato solo un anno, la “Legge Trans” approvata dal parlamento spagnolo non solo consente di smorzare le conseguenze penalmente rilevanti di quanti commettono atti gravi, ma favorisce anche molteplici opportunità di frode vera e propria.
All’inizio di questo mese, infatti, numerosi dipendenti pubblici maschi in una piccola comunità spagnola hanno cambiato la loro identità di genere solo per ottenere i benefici riservati alle donne. Tra questi Roberto Perdigones, caporale dell’esercito di 35 anni, dopo aver deciso di identificarsi come una persona ‘bigender intersessuale’ non solo ha potuto disattendere senza conseguenze le norme obbligatorie del codice di abbigliamento, presentandosi in caserma con orecchini, capelli lunghi e barba, ma ha avuto anche diritto alla pensione materna poiché è ora una ‘donna’ con figlio a carico. «Ho anche una stanza privata in caserma, tutta per me, con bagno privato. Perché, essendo donna, non posso stare con gli uomini e non ho ritenuto opportuno stare con le donne biologiche per rispetto nei loro confronti. Ho avuto la stanza tutta per me da quando ho cambiato sesso», racconta ancora lo stesso. Perdigones fa sapere anche che «utilizzerà le cosiddette “misure di azione affermativa” progettate per aumentare la presenza femminile nei comandi delle forze armate per ottenere una promozione» e che, al fine di conseguire un posto permanente tra le file dell’esercito, entrerà come ‘donna’, poiché «le prove fisiche sono meno impegnative». Insomma in Spagna chi sposa l’ideologia di genere è tutelato dalla legge con innumerevoli privilegi.