La pubertà non è una patologia, quindi una cura per bloccarla non ha ragion d’essere, tanto meno se il farmaco adottato a tal fine mette seriamente a rischio la salute fisica e psichica dei minori che lo assumono in una età già tenera di per sé.
Ma trattandosi di un farmaco che dà inizio alla “transizione”, il processo che porta al cosiddetto e apparente “cambio” del sesso (che tale, in realtà, non è, perché la chirurgia non muta la biologia), allora l’Aifa (l’Agenzia italiana del Farmaco) non si è fatta problemi a renderla erogabile a carico del Sistema sanitario nazionale.
Ora in Friuli Venezia Giulia, spiega IlFriuli.it in un suo articolo, «Il Consiglio regionale ha accolto a maggioranza (centrodestra favorevole, contrarie le opposizioni, nessuna astensione) la mozione sui farmaci blocca-pubertà che, presentata dal Gruppo consiliare della Lega – primo firmatario Mauro Bordin – chiede alla Giunta di attivarsi con il Governo nazionale per interdire sul territorio nazionale la somministrazione di triptorelina».
Non sono banali, infatti, i rischi che comporta l’assunzione del “farmaco gender”. Anzitutto, vi è carenza di studi clinici a riguardo, specie che mostrino gli effetti a lungo termine e, come ricorda un comunicato congiunto di Scienza e Vita e del Centro Studi Livatino, vi è una grande possibilità di «indurre farmacologicamente un disallineamento fra lo sviluppo fisico e quello cognitivo del minore».
Inoltre, come rileva il Collegio americano dei pediatri, «il 98% dei bambini e l’88% delle bambine accettano il proprio sesso biologico dopo aver attraversato naturalmente la fase puberale». Come potrebbero, dunque, dirsi veramente “liberi” bambini così piccoli di compiere una scelta così decisiva sul proprio corpo e sulla propria stessa vita?
È questo che ha portato il capogruppo Bordin a impegnare «la Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo affinché venga interdetta, sul territorio nazionale, la somministrazione dei farmaci blocca-pubertà ad adolescenti con l’obiettivo di impedirne lo sviluppo puberale».
Luca Scalise