In occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che si tiene come ogni anno nella giornata di domani, 20 novembre, l’Unicef ha diffuso sul proprio sito web dei dati a dir poco allarmanti.
Quest’anno, Unicef Italia, «ha voluto dedicare questa giornata ad un tema particolarmente significativo nella fase post pandemica». Ovvero la salute mentale e il cosiddetto benessere psico-sociale dei ragazzi.
Si tratta di concetti difficili da determinare in modo preciso e scientifico, ma che comunque hanno dei segni rilevatori tangibili quando la loro carenza o assenza si fa sentire.
Ebbene, secondo i dati raccolti, il «suicidio è la quinta causa di morte per i giovani tra i 15 e i 19 anni, la seconda causa in Europa». Se associamo il suicidio alle morti dovute a droga, violenza, sballo e incidenti stradali, il quadro è quanto mai fosco.
Si tratta di un vero e proprio genocidio silenzioso di «quasi 46.000 adolescenti che si tolgono la vita ogni anno – più di uno ogni 11 minuti». Questo nel mondo intero, con picchi proprio nei Paesi più “avanzati”. Ulteriore prova che la ricchezza non è sinonimo di felicità.
La stessa crisi della salute mentale e psicologica, che si situa di norma tra i 14 e i 24 anni, starebbe crescendo in modo preoccupante. Secondo i dati Ansa, in Italia «1 adolescente su 7 fra i 10 e i 19 anni soffre di problemi legati alla salute mentale».
La crisi della pandemia e gli effetti delle chiusure hanno esasperato una situazione già tutt’atro che rosea. E lo sfilacciamento sociale fa sì che «il 41% degli adolescenti afferma di non aver richiesto aiuto a nessuno» per far fronte ai propri disagi esistenziali: dato preoccupante e significativo dell’individualismo odierno.
Le cause dei disagi giovanili sarebbero da ricercarsi in vari indicatori. Tra cui «le difficoltà economiche personali o della famiglia (17%), il senso di isolamento (19%), la distanza dalla famiglia e dagli affetti (8%), i litigi e tensioni all’interno della famiglia (7%)».
Giustamente Unicef Italia chiede al «Ministero della Salute, al Ministero dell’Istruzione e al Ministero del Lavoro» una serie concreta di «azioni a sostegno del benessere psicosociale e della salute mentale di bambine, bambini e adolescenti».
Come però emerge dai dati raccolti la famiglia è al centro delle preoccupazioni, delle aspettative e degli stessi malesseri dei nostri ragazzi. Una politica davvero coraggiosa e costruttiva che voglia evitare suicidi e altri disagi deve fondarsi sul rispetto e la valorizzazione della famiglia stessa.
Il che vuol dire che i governi hanno il preciso compito di favorire, promuovere e sostenere la nozione insostituibile di famiglia stabile, sicura, armoniosa e duratura. L’opposto della famiglia fluida, light e senza impegno, tanto propagandata da una cultura consumistica dell’usa e getta, e da un certo “edonismo progressista”, colpevole di illudere i giovani con il mito della felicità a basso costo.