In Australia, lo Stato della Tasmania è a un passo dall’approvare una legge che metta al bando l’uso dei pronomi maschile e femminile per le persone trans-gender. Coloro che useranno pronomi maschili e femminili nei confronti di tali persone potrebbero essere sanzionati (come già accaduto altrove).
Il disegno di legge è ben più ampio e consentirebbe anche ai genitori di scegliere se il genere del loro bambino debba essere incluso nel certificato di nascita: tutti i cittadini potrebbero poi cambiare il loro sesso sul certificato di nascita dall’età di 16 anni. Le riforme, dopo l’approvazione della Camera bassa dei giorni scorsi, saranno esaminate dalla Camera alta della Tasmania a partire dal 2019. Tra i promotori ci sono i Verdi e Laburisti, partiti fieri di queste norme ‘più inclusive’.
Il Primo Ministro australiano, Scott Morrison, ha duramente criticato le riforme della legge che assecondano l’ideologia del gender, affermando che il sesso biologico non può discriminare nessuno. Diceva cento anni orsono G.K.Chesterton, «dovremo combattere per dimostrare che le foglie sono verdi d’estate ... il mondo moderno è in guerra con la ragione, e la torre già vacilla». Coraggio dunque, il combattimento è in corso in Tasmania come in Inghilterra e negli USA. Non pensiamo che l’Italia sia protetta dalle Alpi, la guerra contro la ragione dilaga e dobbiamo farci trovare pronti.
Luca Volontè