02/09/2024 di Francesca Romana Poleggi

Testimonianza di un detransitioner: «Una giostra masochista che si autoalimenta»

Riportiamo la potente testimonianza di un giovane detransitioner polacco, Lukasz Sakowski, pubblicata sul Daily Mail del 13 agosto 2023 e già pubblicata in italiano sulla Rivista Notizie Pro Vita & Famiglia n. 122 di ottobre 2023. Sakowski è uno dei tanti detransitioner: persone che si pentono amaramente di aver creduto alle fole del “cambiamento di sesso” e tornano alla realtà. Essi cominciano ad avere una certa visibilità, nonostante la censura operata dal politicamente corretto. Lukasz, un biologo polacco, a 14 anni è diventato vittima di un adulto che su internet l’ha manipolato per bene e l’ha avviato alla transizione. Anche se è una storia abbastanza lunga, merita di essere letta perché contiene tutti gli elementi necessari a sbugiardare la narrazione dei trans-attivisti. Questi dati sono necessari, qui e oggi, in Italia, perché solo con l’informazione corretta e veritiera possiamo ostacolare e fermare il lavorio indefesso, con mezzi economici e mediatici potenti, volto a rovinare i nostri figli e i nostri nipoti. C’è un particolare da sottolineare: Sakowski è gay e di sinistra e a un certo punto si dice costernato nel dover constatare che la sua testimonianza viene usata dalla “destra”: giustamente questa non è e non dovrebbe essere considerata una questione politica, di destra o di sinistra, perché è una questione tra verità e menzogna. Egli ha deciso che sia divulgata il più possibile per mettere in guardia i ragazzi e i loro genitori: tutti, tramite i social e la Tv rischiano di subire gli stessi condizionamenti che ha subito lui e, tramite la consulenza di psicologi e operatori sanitari ideologizzati e senza scrupoli, rischiano di essere indotti a una vera e propria mutilazione psichica, oltre che fisica. Lasciamolo parlare. La traduzione ha comportato inevitabili adattamenti ed è stato necessario sintetizzare alcuni passaggi.




«Sono gay e questo ha molto a che fare con la storia. A dodici anni, ho cominciato a lottare con queste mie tendenze: mi piacevano i ragazzi. 

La prima "cotta" infantile senza alcun riferimento alla sessualità o al contatto fisico l'ho avuta a sette anni, per un bambino poco più grande di me. 

Ma la consapevolezza di essere attratto da persone del mio stesso sesso è maturata in me molto lentamente e gradualmente [...] E pensavo sempre più che una vita normale, sana e gay sarebbe stata impossibile convinto che l'attrazione per lo stesso sesso fosse sbagliata

Contrariamente agli stereotipi che vengono costruiti oggi, questa mia convinzione non è il risultato delle lezioni di religione: la suora che ce le faceva, alle medie, piuttosto severa, non ha mai espresso un atteggiamento negativo nei confronti delle persone gay.

Ho comunque vissuto lo stigma, le prese in giro e le cattiverie dei miei coetanei che si accorgevano delle mie tendenze. Il mio atteggiamento negativo nei confronti dell'essere gay è stato determinato in buona misura dall'immagine che danno le persone omosessuali nei media, a cominciare da quello che si vede nei gay pride.

Io, come tanti altri uomini omosessuali, non mi identificavo assolutamente con tali modelli e comportamenti. Ma questi hanno rafforzato la mia convinzione che l'omosessualità fosse qualcosa di strano e ripugnante. Non sapevo che esistono gay al di fuori della sottocultura Lgbt, degli esibizionisti e delle sfilate.

A 13 anni mi sono imbattuto nel programma Rozmowy w toku (Conversazione in corso), condotto da Ewa Drzyzga, in cui sono stati presentati dei transessuali. 

Cercando informazioni su Internet, mi sono imbattuto in un forum per persone trans. E così ho conosciuto un uomo (che si sente donna) che qui chiamerò Ewa.

 

Prima fase: la transizione sociale

Già nella prima fase della nostra conoscenza online, mi ha convinto a usare nomi, aggettivi e pronomi femminili. Nel corso del tempo ha cercato di convincermi che avrei dovuto indossare abiti da ragazza, truccarmi e dipingermi le unghie.

Ewa, come molti altri trans - cosa che ho scoperto senza mezzi termini quando ho incontrato altre persone di questo ambiente - non sopportava le persone gay. Aveva un profondo odio per l'omosessualità, cosa che mi disse in numerose occasioni. Li ha criticati, ridicolizzati, svalutati e demonizzati. Questa avversione che mi aveva trasmesso mi aveva anche confermato la mia opinione negativa rispetto ai gay.

 

Seconda fase: i bloccanti della pubertà (e i loro effetti collaterali)

Compiuti 14 anni, Ewa si è offerto di mandarmi una medicina chiamata Androcur. È ottenibile solo su prescrizione medica: ciproterone acetato, con effetto antiandrogeno (inibisce il testosterone). Questo bloccante della pubertà ha molti effetti collaterali, alcuni dei quali sono etichettati come "comuni". Questi includono (secondo il foglio illustrativo): danno epatico tossico, inclusi ittero, epatite, insufficienza epatica, umore depressivo, ginecomastia, affaticamento, vampate di calore, tumori cerebrali benigni (meningiomi), tumori epatici benigni e maligni, disturbi tromboembolici, osteoporosi. 

Dopo circa sei mesi, quando scrissi a Ewa che avevo dolori addominali al lato destro sotto le costole, mi disse che si era dimenticato di dirmi che insieme ad Androcur dovevo assumere giornalmente un farmaco protettivo per il fegato (con silimarina), un farmaco da banco. 

Qualche anno dopo, intorno ai 18 anni, ho fatto una densitometria, che è una misurazione della densità ossea. Ha mostrato osteoporosi avanzata. Avevo quasi ¼ di perdita di massa ossea rispetto a quella normale per la mia età. Un esame densitometrico ripetuto dopo dieci anni (nel 2022 - diversi anni dopo che avevo detransizionato e interrotto tutti i farmaci ormonali) ha mostrato una forte osteopenia, nonostante la dieta corretta, l'integrazione di vitamina D e uno stile di vita molto attivo.

 

Terza fase: gli ormoni del sesso opposto e la dissonanza cognitiva 

Meno di un anno dopo che ho iniziato a prendere i bloccanti della pubertà - quando avevo circa 15 anni - Ewa ha anche iniziato a inviarmi un farmaco a base di estrogeni: il tutto tenuto segreto alla mia famiglia. 

Provavo sempre più disagio e frustrazione quando qualcuno mi chiamava con nomi maschili o quando dovevo indossare abiti tipicamente maschili. Provavo anche una grande avversione per il mio corpo e per i suoi tratti maschili, provavo repulsione e vergogna. 

Ewa, il forum e i portali per le persone trans, così come il messaggio degli attivisti transessuali, mi hanno confermato in questa alienazione e mi hanno spinto ai passi successivi per cambiare il mio sesso, come i membri di una setta che spingono un novizio a passi sempre più drastici. Eppure, se all’epoca qualcuno mi avesse chiesto se ero felice di "cambiare sesso", non solo lo avrei confermato, ma addirittura mi sarei detto "entusiasta". 

Avevo ceduto al fenomeno della dissonanza cognitiva, quindi nonostante la terribile sensazione del mio corpo e della situazione, avevo l'impressione che stavo andando nella giusta direzione e la transizione sessuale mi stesse facendo bene. 

Oltre alle false informazioni pubblicate dagli attivisti transgender su internet, che ricevono l'apparenza di affidabilità da parte di sessuologi, psicologi e psichiatri guidati dall'ideologia, Ewa ha radicato in me l'idea che ciò che stava accadendo era la cosa giusta.

 

«La mia psiche in via di sviluppo è stata totalmente devastata»

Ewa mi rimproverava regolarmente perché non mi vestivo in modo più femminile, non indossavo tacchi alti e gonne: non l'ho mai fatto e spesso questo era causa di discussione.

A quel tempo si scriveva e si diceva molto bene sulle donne “virili”, “intraprendenti” e “forti”. Ho anche giocato regolarmente a giochi come Tomb Raider e l'archetipo di questo tipo di donna mi ha impressionato. Sembra infantile, ma ero un adolescente. 

Parallelamente agli eventi che ho descritto, ho iniziato a fare visite diagnostiche in una clinica di sessuologia e psicologia a Poznań dove uno psicologo ha condotto con me il colloquio clinico e gli esami diagnostici. Sono stato anche testato geneticamente per vedere se avevo disturbi dello sviluppo sessuale, ermafroditismo o intersessualità. È risultato che ho un normale cariotipo maschile: 46 XY.

Non ricordo esattamente quanto durò questa valutazione psicologico-sessuologica. Ricordo solo che fu un processo durato diversi mesi, non una sola consultazione. In breve, dissero che soffrivo di disforia sessuale (allora chiamata “sindrome da disapprovazione sessuale”) ed ero un adolescente che non accettava il suo orientamento omosessuale, e che cercavo di cambiare sesso per essere percepito come una donna eterosessuale.

Questa era la diagnosi corretta, ma Ewa mi ha convinto a rifiutarla. 

Successivamente, ho provato a chiedere almeno i bloccanti della pubertà in questa clinica per averli ufficialmente, e non da Ewa, ma il sessuologo responsabile non era d'accordo. Il tempo e il corso degli eventi hanno dimostrato che questa decisione era quella giusta. 

Avevo 15 anni al momento di questa diagnosi.

 

La depressione e la… menopausa!

Trascorrevo molto tempo a casa. Quando non dovevo andare a scuola, non uscivo per settimane. Ho interrotto le mie amicizie per vergogna e paura: e poi chi voleva uscire con il "mostro" che ero? Non avevo nuovi amici. Ero molto alienato, con solo amicizie online, specialmente Ewa [....] I bloccanti della pubertà mi hanno causato "stati d'animo depressivi" (sono tra gli effetti collaterali comuni) e, quando uno è depresso, è molto più difficile comprendere le proprie emozioni e motivazioni e quindi ragionare (e interrompere il processo di riassegnazione del sesso). Infatti, mentre la stragrande maggioranza dei minorenni che soffrono di disforia di genere guarisce da sé, quelli che intraprendono la transizione vanno quasi sempre fino alla fine... I bloccanti della pubertà deregolamentano il processo di maturazione del cervello. 

Inoltre, i bloccanti della pubertà e i farmaci ormonali somministrati in così giovane età, oltre ad agire sul cervello e sulla psiche causando depressione, provocano anche sintomi simili alla menopausa femminile. 

Ricordo di essermi svegliato tante volte di notte tutto sudato, e le lenzuola erano bagnate come se fossero appena state tolte dalla lavatrice. Avevo vampate di calore e improvvisi stati di agitazione emotiva. 

Ma queste esperienze spiacevoli mi incoraggiavano ad andare avanti pensando che poi avrei avuto tutto alle spalle. 

La riassegnazione del sesso è quindi una giostra masochista che si autoalimenta a cui è molto difficile rinunciare.

 

La confusione interiore

Al liceo ho cercato di comportarmi da ragazza anche se non riuscivo proprio a indossare tacchi e trucco, nonostante le pressioni di Ewa. Mi consideravo una “donna virile”, non volevo sembrare “mascherato” da donna, anche se mi dicevo che "ero" una donna. 

È stata la confusione interiore a convincermi che la mancanza di autoaccettazione sarebbe finita se avessi coltivato un'identità femminile. E quando avessi compiuto 18 anni e avessi cambiato formalmente anche i miei documenti di identità, avrei iniziato una vita normale e tutto sarebbe cambiato. Quando avevo problemi nell’adattarmi al ruolo di "ragazza" incolpavo la "transfobia" e la "cattiveria" della società. Continuavo a negare di poter essere gay. 

Quando ho iniziato l’università, sembravo già una giovane donna: non avevo barba, i miei lineamenti erano delicati, capelli lunghi, figura femminile. In qualche modo avevo il controllo della mia voce ed ero in grado di parlare con un tono più alto. Avevo il seno, la vita stretta e il bacino largo.

Tuttavia, i vecchi problemi non erano scomparsi. 

Quando teoricamente avrei dovuto condurre una vita felice da “trans-donna”, con un corpo femminile, i miei dubbi si sono intensificati ancora di più. 

 

Verso la quarta fase: la chirurgia plastica

È un falso mito che la transizione sessuale "curi" la depressione, i problemi di relazione sociale, l'autismo, il disturbo borderline di personalità, la non accettazione del proprio orientamento sessuale, i pensieri suicidi o altri problemi. Ma mi hanno già accusato di "transfobia" quando ho detto che le persone con disforia di genere, soprattutto quelle giovani, dovrebbero andare in psicoterapia, non essere indirizzate alla riassegnazione del sesso. 

Del resto, gli psichiatri e gli psicologi dell'industria sempre più redditizia della riassegnazione del sesso indirizzano subito i loro pazienti alla transizione, un percorso che non solo non aiuta, ma addirittura distrugge la salute e la vita.

E questo è successo anche a me. 

Poco prima di compiere 18 anni sono andato da una psicologa a Poznań, conosciuta nella comunità transgender, raccomandata come esperta affidabile dalla fondazione Trans-Fuzja. Ho avuto l'impressione che fosse una persona gentile con un senso della missione. Dopo una sola seduta mi ha diagnosticato la disforia di genere e mi ha fornito il certificato per chiedere la transizione chirurgica. 

Ho pianificato un'orchiectomia (rimozione dei testicoli) per la prima volta intorno ai 20 anni, ma lo stress e la tensione mi sono arrivati alle stelle. Ho disdetto l'appuntamento (con la massima disapprovazione di Ewa) e mi sono sentito meglio. A me stesso ho spiegato l'annullamento dell'operazione con ragioni oggettive (economiche, di tempo, ecc.) - ho razionalizzato.

Passano i mesi e disdico anche un secondo appuntamento e questa volta non ne prenoto un altro: non mi sono più castrato, per fortuna.

 

Bisogna terminare quel che si è cominciato?

Mi sono salvato grazie a una sensazione profonda e sempre più consapevole che l'intera idea di "cambio di sesso" fosse un'idea assurda e patologica, anche perché studiavo già biologia e perché avevo cominciato a prendere le distanze da Ewa. 

Ma fermarmi ora, dopo aver perso così tanto tempo, salute, nervi, contatti sociali e denaro nel processo di transizione, era saggio? Certamente molti arrivano fino alla fine proprio per questo motivo. Posso solo immaginare quanto soffrano le persone che si sono sottoposte a un intervento di riassegnazione del sesso e che negano che sia stato un errore solo per non impazzire di disperazione. 

Questo spiega anche perché attaccano così violentemente le persone come me che sono riuscite a detransizionare. 

La vergogna e il disprezzo di sé sono enormi in una situazione del genere. Ricordo benissimo quanta paura avevo di ammettere a me stesso, e poi agli altri, che il cambio di sesso era stato un errore. 

Molti, invece di accettare di aver preso una decisione sbagliata (o di essere stati spinti o manipolati verso di essa, come sono stato io) e cercare di invertirne gli effetti, usano ogni mezzo possibile per negare l'evidenza (anche a se stessi)

 

La conoscenza e la maturazione di una coscienza critica 

I miei studi sono stati fondamentali. Sia per la conoscenza della biologia e delle scienze, sia per lo sviluppo di capacità critiche che mi hanno consentito di scoprire i dogmi presenti nelle narrazioni degli attivisti transgender, la disinformazione, la manipolazione e le bugie, prima fra tutte quella che la scienza - e in particolare una presunta psicologia e sessuologia - sostenga le loro tesi. 

Ancora oggi ricordo come - a suo tempo - presentai la cosa ai miei genitori: «Dopotutto, questo è ciò che dice la scienza».

Grazie ai miei studi ho capito che sono assurde e incoerenti affermazioni come «il sesso biologico non esiste», «il sesso è uno spettro», «ci sono molti sessi e uno di questi è la transessualità», «puoi scegliere il tuo sesso», «il sesso è determinato dal cervello e dalla psiche, non dal sesso biologico», «la disforia di genere è irreversibile», «la transessualità è innata»: sono tutte cose che non hanno il minimo supporto scientifico.

 

La detransizione e l’odio da parte della comunità trans

Nel 2014, ho incontrato uno psicologo col quale mi sono vergognato di ammettere che stavo pensando di detransizionare, ma che mi ha fatto le domande giuste e mi ha fatto riflettere ulteriormente.

Ho deciso di interrompere l'assunzione di farmaci ormonali. Poco dopo, ho ammesso alla mia famiglia che il cambio di sesso era stato un errore. 

Ho definitivamente interrotto ogni contatto con Ewa.

Mi chiedevo come tornare ad avere documenti maschili e mi sono rivolto al forum trans per chiedere aiuto.

Mi hanno accolto con ostilità considerandomi un traditore. Sono stato molestato e calunniato dai trans-attivisti, sono stato persino ricattato perché non raccontassi la mia storia, ma è proprio per questo che invece la voglio far sapere.

 

Ma non ritorna tutto come era prima…

Tornato legalmente al mio vero sesso, ho potuto sottopormi a un intervento chirurgico di rimozione del seno, cosa che i medici si erano precedentemente rifiutati di fare (perché legalmente ero una donna). È stata una vera e propria mastectomia e non è stato semplice: il mio petto è ancora un po' deformato e le cicatrici dell'operazione sono dolorose. 

Ho anche un bacino largo di cui non posso sbarazzarmi.

Anche se le mie gonadi sono fortunatamente tornate alla produzione di testosterone dopo qualche tempo dall'interruzione dei bloccanti e degli ormoni, ci è voluto molto tempo prima che smettessi di essere scambiato per una donna, nonostante i capelli corti e gli abiti da uomo. Ancora oggi, a volte capita che qualcuno mi chiami "signora". Probabilmente avrò tratti del viso più morbidi e femminilizzati per sempre. 

Insomma, ho completato la detransizione legale e medica, ma lotto ancora oggi con le conseguenze di quanto accaduto. 

Avrò sempre un aumentato rischio di varie malattie, l’osteopenia e un torace deformato. 

La transizione è un processo di mutilazione del corpo e della psiche che ricordo come un incubo. Mi ha arrecato molte sofferenze fisiche e mentali, difficili da descrivere a parole. 

Ho scritto questo testo perché mi interessa il benessere dei giovani che sono confusi sulla loro identità, non amano il loro corpo o mettono in dubbio il loro orientamento sessuale e sono guidati da attivisti transgender e psicologi e psichiatri disonesti verso la transizione.

Dopo quello che ho vissuto, nessun trucco e manipolazione di attivisti, influencer e altre persone simili, nessuna campagna di pseudo-informazione che presenti il ​​transessualismo e il cambio di sesso in una luce positiva, mi impressiona più. Ma questi e gli slogan sull'“essere se stessi”, “avere un'anima femminile in corpo maschile” possono colpire i giovani che non sanno con chi hanno a che fare.

Mi dispiace anche molto per i genitori che vengono ricattati dagli attivisti dicendo che la mancata transizione sessuale del loro bambino lo porterà al suicidio. Il messaggio che "è meglio una figlia viva che un figlio morto" è una crudele manipolazione. 

I genitori non sanno cosa fare per disperazione, paura per i loro figli, mancanza di accesso alla conoscenza, e vengono disinformati dai trans-attivisti. 

Vorrei, inoltre, avviare una discussione in Polonia sulle pratiche non etiche di medici, psicologi, sessuologi, attivisti e varie celebrità di internet che promuovono la transizione sessuale, e guadagnano o diventano star dei media grazie alla mutilazione fisica e mentale dei giovani».

 

 

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