Dopo il coming out di 4 anni fa, Tiziano Ferro sceglie ancora Vanity Fair per rivelare i suoi desideri, i suoi sogni e le sue ambizioni future.
Il cantante, gay dichiarato, così argomenta il suo progetto:
“I miei amici hanno messo su casa, si stanno sposando, stanno facendo figli... Il mio sogno sarebbe avere una persona accanto e prendere questa decisione in due... Ma mi sono ripromesso che se entro i 40 anni questa persona non la trovo, decido io. A quaranta, faccio un figlio: è questa l’ultima cosa importante che ho scritto nei miei diari. Ho paura che se aspetto troppo non me lo godo più io, e nemmeno i miei genitori... O trovo un’amica consenziente che anche lei desidera un figlio, oppure seguo l’esempio di amici e colleghi e vado all’estero, in America.”
La questione di fondo è chiara: voglio un oggetto, ho bisogno di una donna per produrlo, se non la trovo in Italia vado all’estero. Il prodotto chiaramente è il figlio. Illuminante l’espressione “non me lo godo più”, come se il bambino fosse un gioco, un regalino che ti fai per i 40 anni insomma. Poco importa dei traumi psicologici cui dovrà far fronte il bimbo, poco importa della necessità per un figlio di avere un riferimento maschile e uno femminile, poco importa del diritto che ha il piccolo di crescere serenamente in una famiglia naturale. L’unica cosa che importa è il desiderio egoistico individuale.
Vanity Fair approfitta per chiedere al cantante di rilasciare qualche dichiarazione (rigorosamente politically correct) sulla condizione degli omosessuali in Italia. Dopo aver espresso il suo personale disinteresse al matrimonio, il cantante afferma:
“Mi fa male vedere che in giro ci sono tante persone che si danno da fare per limitare il diritto degli altri a stare bene. Mi piacerebbe vivere in un mondo in cui le persone fossero felici per la felicità altrui. Le coppie gay sono un dato di fatto: perché scendere in piazza per protestare contro la loro esistenza? (le Sentinelle in Piedi scendono in piazza per protestare contro l’esistenza delle coppie gay? NdR.) Io non me ne intendo di leggi o di politica ma, per esempio, perché accollarsi tutta quella fatica per rendere nulle le registrazioni delle coppie gay fatte dal sindaco di Roma Marino, quando in Italia c’è tanto altro da fare? Non siete d’accordo, e va bene, ma davvero vale la pena di spendere tutto quel tempo e quelle energie? (si potrebbe far notare che anche Scalfarotto si è accollato la fatica di redigere un progetto di legge “anti omofobia” pur essendo l’Italia l’ottavo Paese al mondo più gay friendly; comunque apprezziamo la premessa “io non me ne intendo di leggi”, e invitiamo il cantante a cantare, in quanto il giurista, evidentemente, non fa per lui, NdR)”.
L’intervista non poteva che concludersi con il riferimento a Papa Francesco diventato ormai consuetudine nelle interviste di questo stampo:
“Devo dire che mi sento molto a mio agio con questo Papa, e gli voglio bene. Sono cresciuto in una famiglia cattolica e mi considero un praticante, anche se a modo mio. È bello svegliarsi la domenica mattina e sentire finalmente un pontefice che parla di misericordia, altruismo, comprensione, condivisione, amore. Amore, porca miseria.”
Prendiamo atto del fatto che ormai “cattolico praticante” voglia dire ben poco (ricordo un Nichi Vendola “cattolico praticante”, gay e amico dei “fratelli musulmani”), del fatto che evidentemente Tiziano si è dimenticato che tutti i papi prima di Francesco hanno parlato dei valori da lui citati e di come, ancora una volta, tutto l’istituto matrimoniale sia ridotto a mero sentimentalismo.
Un pensiero va a quel bambino che verrà strappato dalle braccia della madre per un desiderio egoistico di un ricco cantante senza scrupoli. Le sere nere del cantante saranno giornate nere per il figlio.
Elia Buizza
Fonte: Vanity Fair