Bibbiano e Torino legate da un inquietante filo rosso? Il trait d’union tra lo scandalo degli affidi scoppiato due anni e mezzo fa e la nuova vicenda emersa oggi potrebbe essere nella persona di Nada Bolognini, psicoterapeuta ed ex moglie di Claudio Foti, recentemente condannato a quattro anni per le vicende di Bibbiano. Il nuovo caso coinvolge due fratellini di origine nigeriana sottratti ai genitori biologici ed affidati ad una coppia di donne a seguito di una dichiarazione di adottabilità.
Secondo l’accusa della Procura di Torino, dal 2013, anno dell’affidamento, a pochi mesi fa, i due piccoli africani avrebbero subito gravi maltrattamenti fisici e psicologici da parte della coppia affidataria. Le due donne, in questo modo, avrebbero contribuito a spezzare i legami dei bambini con la famiglia d’origine, in particolare con la madre, e con la cultura e le tradizioni africane.
In seguito, le due donne si sarebbero rivolte alla dottoressa Bolognini, che, nel corso delle sue sedute, avrebbe ipotizzato possibili abusi sessuali da parte del padre sui due bambini (un maschio e una femmina). La ricostruzione sarebbe avvenuta tramite i disegni dei minori e dei colloqui, di cui però, al momento, non si riscontrano registrazioni.
Nello studio della psicoterapeuta sono in corso delle perquisizioni. La Bolognini è ora indagata assieme alla coppia affidataria. Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, l’inchiesta della Procura di Torino, sarebbe «partita da uno“stralcio” finalizzato a verificare modalità di affido, le dinamiche economiche connesse e le circostanze di custodia e mantenimento dei minori». Da qui sarebbero emerse le sorprendenti analogie con la vicenda giudiziaria di Bibbiano.
Nel frattempo, la neoinsediata giunta del Comune di Torino sta seguendo da vicino il caso. L’assessore alle Politiche Sociali, Jacopo Rosatelli, ha confermato la propria «fiducia nell’operato dei Servizi Sociali», che, a suo avviso, «da sempre rappresentano un modello positivo per l’affermazione e la tutela dell’interesse superiore dei e delle minori». Da parte sua, però, Rosatelli ha esortato ad «evitare di evocare analogie con il cosiddetto “caso Bibbiano”, utili a costruire polveroni mediatici ma non a risolvere eventuali problemi».