Assecondare i bambini che si sentirebbero transgender è molto pericoloso.
Ad affermarlo non è un bieco reazionario omofobo, ma il noto attore britannico Rupert Everett, che non ha mai nascosto la propria omosessualità.
In un’intervista rilasciata alcuni giorni fa al Sunday Times, Everett ha messo in guardia genitori e medici, invitandoli a non incoraggiare, nella maniera più assoluta, i bambini che credono di poter essere del sesso opposto.
Parlando infatti dalla sua personale esperienza, l’attore ha ricordato che da bambino avrebbe voluto essere una femmina. «Grazie a Dio il mondo di allora non era quello di oggi» confessa Everett, che dall’età di 15 anni non ha più minimamente pensato di voler appartenere al sesso opposto al suo. Cosa sarebbe accaduto se invece da piccolo, volendo esaudire i suoi desideri, i medici gli avessero somministrato cure ormonali per trasformarlo in donna? Il danno sarebbe stato irreparabile.
Eppure è quanto avviene oggi nel Regno Unito e in altri Paesi “civili” (ne abbiamo parlato varie volte, come ad esempio qui, qui, qui, qui e qui)..
«È bello poter esprimere se stessi – dichiara Everett – ma penso che molti bambini nutrano confusione sul proprio sesso di appartenenza. Ci dovrebbe essere un modo per sostenerli tale da non procurare danni permanenti».
Le osservazioni dell’attore britannico non fanno altro che supportare le tesi del dottor Kenneth Zucker, della dottoressa Michelle Cretella e di tanti altri esperti, come ad esempio l’American College of Pediatricians, secondo i quali la disforia di genere è un disturbo, una patologia mentale con radici psico-sociali. Pertanto, la soluzione a tale tipo di problema (perché evidentemente di problema si tratta, lo capirebbe anche un neonato) sta nella psicoterapia e non certo nelle operazioni chirurgiche, nel blocco della pubertà o nelle cure ormonali. Gli effetti collaterali di questo genere di trattamenti sono noti, sebbene la lobby LGBT non ne voglia parlare.
La stessa lobby omosessualista perseguita quanti dicono la verità. Zucker è stato licenziato lo scorso dicembre dal Centre for Addiction and Mental Health, dove lavorava. La sua colpa è essere andato contro i falsi dogmi del totalitarismo arcobaleno e aver dimostrato, dati alla mano, l’infondatezza della teoria gender e i danni provocati ai transgender dalle politiche LGBT.
Ma pesanti attacchi li hanno ricevuti, sempre per lo stesso motivo e giusto per citare due soi nomi di spicco, anche J. Michael Bailey, ormai x capo del dipartimento di psicologia presso la Northwestern University e Joseph Berger, eminente psichiatra dell’Ontario, licenziato dalla sua organizzazione professionale.
Ora anche Rupert Everett – omosessuale dichiarato, lo ripetiamo – finirà nel tritacarne LGBT?
Redazione
Fonte: LifeSiteNews