Il transgenderismo non conosce limiti, neanche anagrafici. Ne abbiamo già scritto più volte ma, anche se la pallina posta sul piano inclinato della follia scivola sempre più in basso, noi continuiamo a sperare che prima o poi l’umanità riacquisti il senno perduto.
La storia di cui parliamo oggi riguarda Daniel McFayden e risale a circa tre anni fa, ma è stata resa nota solamente ora. Pare che il bambino, originario di Strathspey in Scozia e a cui era stata diagnosticata una “disforia di genere”, all’età di tre anni sia stato scoperto dai genitori mentre era intento a tagliarsi il pisellino con delle forbici.
Di qui la scelta dei genitori di fare operare Daniel, soprattutto in virtù del fatto che era il bambino stesso – secondo quanto riportato – a sostenere di “avere la testa di una femmina“.
“La ricerca della felicità – scrive Il Primato Nazionale – e la paura di crescere una persona esclusa dal contesto sociale hanno influito nella scelta della madre: ‘La mia preoccupazione più grande era quella di lasciar diventare mio figlio vittima di bullismo una volta uscito dal nido di casa, ma alla fine abbiamo deciso di far essere Daniel ciò che davvero desiderava essere. E lui vuole essere una ragazza a tutti i costi’, ha spiegato Kerry McFayden“.
La strada verso il cambiamento totale di sesso da parte di Danni – questo il ‘nuovo’ nome del bambino – è tuttavia ancora lunga. “I medici hanno detto ai genitori di poter dare al figlio farmaci per posticipare la pubertà, insieme ad altri trattamenti ormonali, che possano prepararlo/a a subire un intervento chirurgico di riallineamento di genere una volta compiuti 18 anni. Intanto, anche la scuola di Danni si è mobilitata per rendere questo periodo di transizione il meno difficile possibile, installando nella struttura toilette unisex per non discriminarla/o“.
Insomma, ci eravamo stupiti per il caso dell’argentino Manuel, che nel 2013 era diventato Luana a soli sei anni. Ma il caso di Daniel McFayden si presenta come un passo ulteriore e si conquista di diritto – ma di certo non d’onore – il primato del “più giovane cambio di sesso d’Europa”.
Tutto questo rivela ancora una volta – come sottolineavamo commentando la storia del piccolo Aubrey – la totale mancanza del mondo degli adulti, che non sono più in grado di assumersi alcun dovere educativo nei confronti delle giovani generazioni.
Redazione