Errare è umano, perseverare è diabolico. Ripensare le proprie scelte e correre ai ripari, si può chiosare, è invece sintomo di intelligenza e lungimiranza. Nel bene e nel male gli olandesi non hanno mai difettato di queste due qualità e lo stanno dimostrando giusto in questo periodo: il Parlamento olandese ha infatti dato l’avvio a una verifica indipendente sulle prassi e sui trattamenti relativi alla “affermazione di genere”. Il fatto è rilevante in sé, ma ancor più perché proprio dall’Olanda partì l’ondata degli esperimenti con “transessuali in giovane età” per la somministrazione di farmaci bloccanti della pubertà.
Il 25 gennaio scorso, infatti, il Parlamento olandese ha approvato una mozione che impegna il governo a richiedere al locale Health Council (un ente scientifico indipendente con il compito di fornire consulenze ai ministeri) una relazione medico-legale relativamente alle possibili implicazioni del coinvolgimento dei minori nella medicalizzazione del genere e nelle relative procedure di transizione. A sponsorizzare la mozione è il partito calvinista per la riforma politica: «da un punto di vista internazionale, è interessante che ora anche il parlamento olandese sembra voglia prendere un indirizzo più critico, facendo seguito a quanto già sta accadendo in Finlandia, Svezia e in Gran Bretagna», ha dichiarato il suo leader Diederik Van Dijk.
Certo la strada verso una revisione radicale di queste prassi è ancora lunga: le varie crisi politiche e i vari equilibri tra leader e partiti non hanno ancora consentito al governo olandese di dare una risposta alla mozione, ma resta come elemento positivo l’ampio voto con cui la mozione è stata approvata, essenzialmente da forze politiche di centro-destra, che ora vengono applaudite da un ampio strato della popolazione e anche degli specialisti medici, stanchi di vedere la tematica delle procedure di affermazione di genere monopolizzate dalle chiavi di lettura unilaterali (e spesso antiscientifiche) dei movimenti progressisti ed Lgbt.
Tra chi ha seguito da vicino il dibattito sull’applicazione clinica delle transizioni di genere c’è il professor Hanneke Kouwenberg, radiologo e medico olandese. Interpellato sulla mozione, ha osservato che essa è un ottimo segnale, ma soprattutto ha specificato che «un trattamento che manchi di fondamento scientifico non dovrebbe mai essere indicato in termini medico-legali, e il consenso informato non sussiste se le rilevazioni medico-scientifiche su quel tipo di trattamenti non sono discusse con chi chiede aiuto». Osservazioni significative di per sé, che risuonano forte anche per noi italiani, attualmente in attesa di conoscere gli esiti degli accertamenti e delle ispezioni in corso presso un nosocomio, il Careggi di Firenze, in prima fila nel nostro paese relativamente a trattamenti di affermazione del genere, su cui alcune denunce hanno avanzato dubbi e perplessità. Ancor più significativo che un impulso a revisionare queste controverse “terapie” venga proprio dal paese che le ha tra i primi inventati e diffuse in tutto il mondo.