La missione, per chi non ci sta a soccombere al mondo globalista, digitale ed ecologista nel quale vogliono farci vivere, è «portare cultura vera». Questo è uno degli obiettivi di Paolo Inselvini, già consigliere comunale a Castegnato, in provincia di Brescia, che domani, sabato 25 febbraio parteciperà in qualità di moderatore al convegno dal titolo “Se questo è l’uomo”, che si terrà a Roma promosso da Cinabro Edizioni con la collaborazione di Pro Vita & Famiglia Onlus e della rivista Fuoco.
Sul tavolo del convegno i numerosi argomenti che l’agenda mondialista sta spingendo nella nostra società: dal gender alla transizione ecologica, fino all’aborto. Argomenti che, secondo Inselvini, rischiano di portare l’uomo ad un punto di non ritorno. «Gender, transizione abortista, ideologia green all’ennesima potenza: queste sono tutte ideologie che porteranno l’uomo alla sua distruzione. Quello che i mondialisti vogliono per il futuro è un uomo schiavo, robotizzato, ideologia che va di pari passo con quella che ci vuol far credere che siamo troppi a questo mondo. L’aborto è negazione dell’esistenza, il gender ci vuole tutti lobotomizzati. Così come tutto ciò che è legato alle dipendenze è inganno del potere per incatenare le nuove generazioni»
A proposito di nuove dipendenze: le tecnologie di fatto sono da inserire in questo filone e questo è forse uno dei problemi più pressanti per le nuove generazioni. Cui occorre porre rimedio: «Recentemente sono entrato in contatto con una di queste nuove tecnologie e devo dire che il pericolo per i nostri ragazzi di restarne affascinati è molto alto. Mi trovavo infatti in un’azienda e mi è stato consegnato un visore: quando lo indossi, sei automaticamente proiettato nel mondo che vogliono mostrarti. L’inganno di queste tecnologie è che vogliono convincere la persona a poter fare tutto, andare dove vuoi, incontrare chi vuoi. Ma noi sappiamo che è solo finzione: si aggiungono veli su veli a tutta la finzione che ogni giorno ci vogliono far vivere».
Come uscirne? Importante è trovare un equilibrio tra tecnologia e realtà e soprattutto informare, creare un humus culturale con l’aiuto di chi, tra associazioni, professionisti, politica e cittadini, ha capito e vuole provare a non soccombere al progresso. Così Inselvini: «Coloro che hanno a cuore certi principi, oggi, hanno il compito di risvegliare molti cuori. Sono convinto – spiega - che se è vero che qualcuno si attiva per il male è pur vero che c’è chi si attiva per il bene. Per cui: dobbiamo far sì che quello che ci mettono a disposizione si trasformi da veleno a medicina. Da certa tecnologia dobbiamo stare lontani, ma d’altra parte dobbiamo riuscire ad essere bravi a utilizzare certi strumenti che ci danno, vedi ad esempio i social network, per il bene, per contrastare la menzogna e portare una visione pulita, anche spirituale, nuovamente al centro della vita pubblica. Occorre dirlo con fermezza: questo è un passaggio culturale indispensabile per recuperare quei valori che fanno parte della nostra tradizione e che stanno cercando continuamente di negarci».