Il primo ministro britannico, Theresa May, ha annunciato che l’Inghilterra è vicina all’approvazione di una riforma epocale della disciplina dei trapianti: il nuovo sistema per la donazione di organi, detto di opt-out, sarà operativo entro il 2020 se il Parlamento approverà, come sembra, la “legge di Max” (dal nome di Max Johnson, un bambino che ha ricevuto un trapianto di cuore e che è stato portato alla ribalta dai media per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del consenso ai trapianti). Secondo la presentazione della riforma, la disciplina dei trapianti verrà capovolta: il consenso dei cittadini alla donazione degli organi sarà presunto a meno che non risulti formalmente il rifiuto al prelievo.
Il giornale inglese Mirror informa che «ci sarà una campagna pubblicitaria il prossimo anno per rendere le persone consapevoli dei cambiamenti» (necessari per incentivare il business dei trapianti). Intanto il progetto legislativo ha suscitato la più grande risposta pubblica a una consultazione governativa su un cambiamento di legge. Secondo il ministro della salute Jackie Doyle-Price si spera che il nuovo sistema possa salvare qualcosa come 700 vite in più ogni anno.
C’è anche, però, chi invita a riflettere sui problemi etici sollevati dal capovolgimento di prospettiva. In questo senso, ad esempio, il Direttore del centro di Ricerca dello SPUC, Anthony McCarthy, bioeticista: «Si deve tener presente che coloro che potrebbero diventare donatori sono per lo più inconsapevoli dello stato in cui si trovano i loro corpi quando alcuni organi possono essere presi per i trapianti [che il loro cuore, cioè, è ancora pulsante, n.d.r.]. Un programma per promuovere la donazione di organi che sorvoli su questi fatti è sicuramente irresponsabile, così come la presunzione di consenso e la raccolta di organi da persone con disabilità mentali e da bambini, in particolare nei casi in cui non è chiaro se il donatore sia morto» (sul tema relativo ai criteri controversi di accertamento della morte, si veda qui e qui).
E nel Paese di Chalie Gard e Alfie Evans una agevolazione al prelievo di organi da pazienti con cuore battente è piuttosto inquietante: organi e trapianti all’Alder Hey Hospital sono già stati oggetto di scandalo.
Tuttavia, al di là degli accorgimenti relativi al consenso informato, è l’essenza stessa della nuova prospettiva ad apparire problematica: per quanto possa essere preziosa la donazione degli organi per i trapianti, lo Stato non può presumere il consenso di tutte le persone a una pratica che tocca così profondamente la loro vita e che richiede oltretutto una conoscenza approfondita della questione medica dei criteri di accertamento della morte (e che non si ottiene tramite una campagna pubblicitaria…). Un sistema di questo tipo stravolge la natura dell’atto di liberalità che per definizione richiede una deliberazione personale che mai si può presumere, tantomeno quando l’oggetto del dono è la vita (ammesso e non concesso che la vita si possa donare). Diversamente bisogna ritenere che i cittadini che perdono la propria autonomia, diventano proprietà dello Stato…
Vincenzo Gubitosi