Trento, la centralissima Piazza Battisti e tanta pioggia. Questo lo scenario in cui si è svolta la veglia silenziosa delle Sentinelle in Piedi.
Una cinquantina di partecipanti hanno presenziato, come di consueto, in silenzio formando il solito reticolato di linee parallele e trasversali, ciascuna dinnanzi al proprio lumino. Di libri ve ne erano pochi, considerata la pioggia battente che ne avrebbe certamente rovinato le pagine.
Il silenzio è durato poco. Dopo circa cinque minuti si è presentato un gruppo di una quindicina di attivisti gay ed hanno messo in scena il solito teatrino: baci saffici, palpeggiamenti, scambi di coppia ed atteggiamenti molto intimi anche a tre. Sghignazzando e stuzzicando i presenti, interrompendone la preghiera o rivolgendo loro frasi provocatorie.
Le Sentinelle, com’è tradizione, sono rimaste impassibili: cadere nelle provocazioni avrebbe prestato il fianco a strumentalizzazioni.
Non avendo sortito l’effetto desiderato, i disturbatori hanno iniziato ad urlare frasi ingiuriose, volgari e crude, espressioni che sommano in sé un misto tra la trivialità pansessista ed il lavaggio del cervello: paragonare un bambino abortito ad una frittata è il culmine delle affermazioni urlate. Risparmiamo di indugiare nella cronaca puntuale delle battute, la cui bassezza ha costretto una donna, incuriosita dalla manifestazione e fermatasi a vegliare assieme alle Sentinelle, a doversi allontanare per preservare la propria bambina di 3 anni dalla sconcezza delle grida.
La sfrontatezza posta in essere dimostra più di tante parole quanto il livello di intolleranza verso coloro che difendono una visione tradizionale della vita sia in ascesa esponenziale. E direttamente proporzionale dovrà essere la nostra soglia di attenzione: non possiamo permettere loro di fermare un movimento valoriale, silenzioso e civile, ma che deve essere anche inarrestabile e coinvolgente.
Alla fine non vi è nulla di più bello e semplice di difendere ciò che è puro e giusto.
Redazione