Donald Trump sostiene ufficialmente e solennemente la March for Life di Washington, che giunge oggi alla sua 44esima edizione.
Mentre tra poche ore centinaia di migliaia di persone si raduneranno da tutti gli Stati Uniti nella capitale federale per contestare la sentenza Roe vs Wade (1973) con cui è stato legalizzato l’aborto, il presidente Trump, in meno di 24 ore, ha parlato due volte dell’evento. Lo ha fatto in un’intervista ad ABC e nel suo intervento davanti al Partito Repubblicano riunito a Philadelphia.
E in entrambi i casi ha attaccato i mass media, che non danno la giusta copertura a una manifestazione così imponente. I giornalisti – ha dichiarato Trump – preferiscono dare risalto soltanto a determinate proteste, magari molto più piccole (come quelle, recenti, contro di lui) e ovviamente di orientamento “progressista”, ma non dedicano lo spazio sufficiente a un evento come la March for Life.
Parole sacrosante e che sottoscriviamo in toto.
Ma non finisce qui. L’Amministrazione Trump ha annunciato la sua massiccia partecipazione alla Marcia e ieri è stata confermata la notizia della presenza del vicepresidente Mike Pence, che parlerà dal palco. Pence, lo ricordiamo, è sempre stato un convinto e fiero prolife. In campagna elettorale ha anche promesso che avrebbe fatto di tutto per gettare la sentenza Roe vs Wade nel mucchio di cenere della storia alla quale appartiene.
Non si è mai visto nulla di simile da quando la March for Life è nata. La presidente della manifestazione, Jeanne Mancini, ha dichiarato tutta la sua gioia per questa pubblicità e condivisione di ideali al di sopra di ogni più luminosa aspettativa.
Una gioia resa ancor più grande dal ripristino del Mexico City Policy, con cui Trump ha tolto i fondi pubblici all’International Planned Parenthood e all’UNFPA, organizzazioni criminali che diffondono l’aborto nel mondo, e l’approvazione da parte del Congresso (a maggioranza repubblicana) del divieto assoluto al Governo americano di finanziare direttamente o indirettamente il genocidio di bambini innocenti non ancora nati.
Se a tutto ciò aggiungiamo le numerosissime nomine pro-life nell’Amministrazione, la scomparsa della sezione dei “diritti” LGBT dal sito della Casa Bianca e la promessa di nominare giudici anti-aborto alla Corte Suprema, possiamo dire che la presidenza Trump è iniziata sotto i migliori auspici e infonde in tutti i combattenti a difesa della vita grande speranza.
Sì, cambiare si può, perché nella storia nulla è irreversibile. Basta non arrendersi mai.
Federico Catani
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contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini