Iniziano oggi le votazioni per eleggere il nuovo presidente della Repubblica che, salvo sorprese dell’ultimo minuto, dovrebbe essere una personalità diversa da Sergio Mattarella, che ha più volte smentito e allontanato le voci circa una sua possibile rielezione. Ma quali sono i possibili scenari del Quirinale per quanto riguarda i temi pro life e pro family?
In questi giorni in cui a prevalere sulla scena politica e anche giornalistica sono più che altro i nomi dei possibili futuri inquilini del Colle, questo punto – così decisivo per chi abbia a cuore i cosiddetti valori non negoziabili – non pare sia stato adeguatamente esplorato. Proviamo allora noi a passare ai raggi X i nomi dei candidati e il loro grado di vicinanza all’agenda pro life e pro family, suddivisibile a grandi linee in tre contesti: «molto vicino o vicino», «zona intermedia» o «ostile».
Iniziando con i nomi che sono «molto vicino» alla causa pro life, c’è purtroppo da registrare – al momento – un sostanziale vuoto, almeno rispetto alle candidature più gettonate. C’è invece qualche nome che, anche se non «molto vicino», non si può considerare del tutto indifferente ai valori non negoziabili. Accantonata la figura di Silvio Berlusconi - che, pur parecchio criticata, a suo tempo fece il possibile per salvare la vita di Eluana Englaro - sembra ancora in ballo quella di Pier Ferdinando Casini che, ai tempi del referendum sulla legge 40 del 2005 recante "Norme in materia di procreazione medicalmente assistita", si spese con l’Udc per l’astensionismo; parliamo però difatti di eventi che risalgono a tanti anni fa.
In una zona intermedia, invece, troviamo anzitutto i nomi della cattolica Marta Cartabia, ministro della Giustizia e già presidente della Consulta, che potrebbe in verità essere considerata abbastanza legata a certi valori per via della sua vicinanza al movimento di Comunione e Liberazione. Sicuramente non ostili né prevenute verso i valori della vita sono – per citare i nomi di altri possibili candidati per il colle - anche la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati e Letizia Moratti, già sindaco di Milano. Idem per la figura, spuntata in queste ultime ore - in particolare da parte del centrosinistra - di Andrea Riccardi. Fondatore della Comunità di Sant'Egidio, è stato ministro per la Cooperazione internazionale nel governo Monti ed è ovviamente di estrazione cattolica, in più - dopo il suo nome come candidato al Colle - è stato già aspramente criticato da alcune associazioni Lgbt perché da sempre contrario al matrimonio eugalitario.
Un punto interrogativo, invece, va sopra i nomi di figure come Mario Draghi o Giuliano Amato, istituzionalmente di indubbio spessore ma che non risultano si siano mai spese direttamente, anzi, in difesa dei valori della vita e della famiglia, per quanto ambedue, in più di una occasione, abbiano – e questo gli va’ dato atto – cercato di dialogare con chi era loro lontano o quanto meno non così vicino sotto il profilo bioetico.
Non vicini o addirittura «ostili» all’agenda pro life sono invece Paolo Gentiloni, attualmente commissario europeo, o - peggio ancora - Emma Bonino, vero e proprio simbolo dell’abortismo italiano la cui candidatura per il Colle echeggia da anni, in occasione delle elezioni del Quirinale, e che questa volta è stata rilanciata, più che da politici, da intellettuali e scrittori come Roberto Saviano. Che dire, prospettive del tutto entusiasmanti, per i pro life, non sembrano esserci. Certo, tra i nomi riportati ci sono figure che, potenzialmente, potrebbero rivelarsi molto positive – come la cattolica Cartabia -, ma di certo non c’è nulla.
Tra l’altro, è pure possibile, se non probabile, che il futuro presidente della Repubblica italiana non sia nessuna delle personalità poc’anzi nominate; il che potrebbe essere naturalmente un bene, per i pro life, così come un male, nel caso fosse eletto qualcuno di vicino all’agenda radicale.
Tutto ciò, beninteso, più che una realtà della quale dispiacersi deve essere intesa in un’ottica costruttiva, come cioè un punto di partenza per nuove sfide. In particolare, la sfida prioritaria per chi abbia a cuore i valori non negoziabili è la formazione di una nuova classe dirigente. Sì, perché anche senza guardare al Colle – che sarebbe l’obiettivo più importante – già un Ministro, ma anche un parlamentare così come pure un consigliere regionale o un sindaco convintamente pro life, ecco, possono fare molto, davvero molto. Non bisogna dimenticarlo.