“Le Serre dei Giardini”, scrive il sito omonomo, «sono uno spazio rigenerato e centro culturale ibrido all’interno dei Giardini Margherita, a Bologna». Stiamo parlando di un progetto che grazie anche al supporto della Regione Emilia Romagna, oltre che alle laute donazioni di privati – si parla di circa 2 milioni di euro largiti dalla cooperativa Kilowatt – ha l’intento di «riqualificare uno spazio pubblico ricevuto in concessione per 15 anni dal Comune di Bologna e restituirlo alla città dopo un lungo periodo di abbandono».
E in tutta Italia la necessità di riqualificare spazi pubblici in stato di abbandono è senza dubbio una urgente necessità. Il problema sorge quando si usa il concetto nobile di “riqualificazione” – che contiene il lemma qualità – per proporre iniziative discutibili e certamente divisive, che con l’ambiente, la natura e la cultura non c’entrano nulla.
Così domani, 4 luglio, presso il centro culturale sottratto al degrado, ci sarà il terzo incontro della rassegna “Serrenove”, un ciclo di conferenze, a partire da pubblicazioni della casa editrice Settenove. Il titolo dell’evento è infatti “Educazione sessuale” e il sottotitolo è “Editoria Indipendente / Questioni di Genere”.
Il solo uso di queste espressioni suona ambiguo e pericoloso, come ben sanno i nostri lettori. E ancora peggio sono le domande che, in guisa di presentazione dell’incontro, vengono poste al lettore: chiare nella loro voluta ambiguità. «Da dove partire per una nuova idea di educazione sessuale? Come fare a portarla nelle scuole scavalcando taboo, stereotipi e visioni ideologiche sull’infanzia? Esiste un’età ideale in cui cominciare? Come iniziare a educare chi educa?».
Sul sito si dice che «l’incontro cercherà di rispondere a queste e altre domande». E lo farà a partire da “Lina l’esploratrice” e “Bruno l’astronauta”, due pubblicazioni di Settenove che hanno fatto parlare molto per l’approccio diretto, semplice e «aperto» con cui affrontano il tema dell’educazione sessuale a bambine e bambini. Questo fantomatico «approccio diretto, semplice e aperto» con cui si affrontano tematiche spinose e sicuramente non adatte a tutte le età, è già un segno piuttosto negativo. Specie rivolgendosi, come scrivono, a bambini e bambine. Basti pensare, infatti, che il libretto intitolato “Lina l’esploratrice” è esposto sul sito e la copertina mette in luce la pochezza etica di chi si autoproclama educatore senza esserlo. Ignorando ogni regola di buon gusto la protagonista è rappresentata, con il modo del fumetto, nuda e di spalle mentre con una lente di ingrandimento “esplora” i propri genitali. I lettori avranno subito la percezione del tipo di rieducazione, intrisa di nichilismo etico e vuoto valoriale, che i “nuovi rieducatori” vorrebbero praticare sui loro figli.
Ma proviamo noi a rispondere alle quattro domande di cui sopra. Alla prima domanda sulla «nuova idea di educazione sessuale» rispondiamo che un’idea nuova non è per forza migliorativa rispetto a una antica. E in ogni caso si può innovare in tanti modi diversi. Per esempio, dicendo che, dopo gli eccessi della sessualizzazione precoce degli ultimi anni e la parallela esplosione della pedofilia on line, sarebbe bene riservare l’educazione sessuale alla famiglia. Evitando tra l’altro di dare a docenti e maestri l’enorme responsabilità di cui qualcuno, ideologicamente orientato, vorrebbe gravarli.
Alla seconda domanda, sull’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, scavalcando taboo e visioni ideologiche, diciamo che è mal posta. Sarebbe giusto chiedersi infatti: come sottrarre bambini e minori dalla cattiva educazione sessuale e dall’antiscientifica teoria del gender che, senza alcuna legittimità, si sta facendo strada nelle scuole italiane, fin dall’asilo e dalle elementari?
Alle domande sull’età in cui iniziare l’educazione sessuale e su come formare i presunti educatori diamo l’unica risposta sensata: lo sanno i genitori. I quali conoscono i loro figli, di cui hanno la responsabilità legale ed educativa, meglio di qualunque insegnante, pubblico o privato. Loro sanno quando affrontare certe tematiche e loro decideranno in coscienza come formarsi per espletare al meglio la formazione umana, morale e culturale dei loro ragazzi.
La vicenda ha avuto anche ripercussioni politiche. Ad esprimersi in merito Matteo Di Benedetto, capogruppo della Lega a Bologna: «Ribadiamo il nostro fermo NO a ogni attività di sessualizzazione dei bambini» ha dichiarato. «Vanno rispettati i tempi di crescita e sviluppo dei più piccoli. Se come sembra si tratta di un’iniziativa volta a introdurre alla sessualità i bambini, anche di età molto bassa, si pongono gravi interrogativi. Le Serre dei Giardini è uno spazio pubblico, che intercetta finanziamenti del Comune e della Regione per portare avanti attività culturali. Gli organizzatori chiariscano il target del loro evento, se sono coinvolti o meno bambini, che fondi sono stati usati, se il Comune e la Regione sono stati informati, e in che modo ritengono legittimo svolgere attività di questo tipo in uno spazio pubblico, e, infine, perché dovrebbero rientrare tra quelle per cui è stato concesso questo spazio. Giù le mani dai bambini, non devono diventare oggetti o soggetti passivi di sessualizzazione. Da parte nostra – ha concluso - difendiamo e difenderemo sempre i più piccoli».