Lo scorso 10 ottobre, la piccola Huma Younus, pakistana, di soli 14 anni, è stata rapita, violentata, costretta a convertirsi all’islam e sposata a forza dal suo aguzzino. Ogni anno, questa è la triste sorte di almeno un migliaio di adolescenti pakistane, cristiane, come Huma, o indù.
Le famiglie delle vittime hanno le mani legate e non possono far nulla per difendere queste ragazze: i rapitori, in molti casi, minacciano di accusare i genitori di blasfemia e una condanna per questo reato può costare loro la pena capitale, vedi il recente caso Asia Bibi.
Le istituzioni, dal canto loro, spesso pare scoraggino i parenti delle bimbe nel denunciare il rapimento. Queste vittime innocenti sembra che debbano attraversare tali orrori senza che nessuno possa contrastare la barbarie cui vengono sottoposte.
La Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, impegnata in difesa dei cristiani perseguitati e molto attiva anche sul territorio pakistano, ha deciso, quindi, di indirizzare una lettera a 11 donne italiane influenti per la loro «capacità di incidere sull’opinione pubblica» nazionale, chiedendo loro che si battano pubblicamente per la liberazione di Huma e delle altre adolescenti sequestrate.
«Le destinatarie della lettera sono: Chiara Amirante, Lucia Annibali, Lucia Annunziata, Elena Bonetti, Giulia Bongiorno, Mara Carfagna, Marta Cartabia, Michelle Hunziker, Giorgia Meloni, Barbara Palombelli e Livia Pomodoro», leggiamo sul sito della Fondazione.
«Sostenere Huma significa aiutare centinaia di adolescenti e perfino bambine che ogni anno sono vittime del medesimo crimine. Significa creare un prezioso precedente giuridico che permetta a centinaia di famiglie di ottenere giustizia e di riportare le proprie figlie a casa. Queste famiglie hanno bisogno anche della Vostra voce», scrive Aiuto alla Chiesa che Soffre nella lettera aperta a loro inviata.
Anche noi di Pro Vita & Famiglia uniamo la nostra voce a quella della Fondazione in difesa di queste vittime innocenti, auspicando che queste possano presto tornare, libere, dalle loro famiglie e nessun’altra bambina subisca più tali crudeli atrocità.
di Luca Scalise