Mario Adinolfi, sul La Croce Community, ha confermato quelle “coincidenze” che anche ProVita ha rilevato, a proposito dell’UNAR, delle orge gay e della fine che fanno i denari pubblici. E ci dice anche ulteriori particolari.
[Magari qualcuno pensa che una dark room sia una camera oscura, come quella nell’immagine, di quelle usate una volta dai fotografi... beh con le dark room di cui si parla qui non c’entrano proprio niente. Ma di queste dark room non abbiamo avuto cuore di pubblicare delle foto: si vede ben poco, ma quel che si vede...]
UNAR, TUTTO QUELLO CHE LE IENE NON VI HANNO DETTO
Avete immagino visto in molti il servizio di Filippo Roma de Le Iene sul finanziamento di oltre 55mila euro assegnato dal direttore dell’Unar Francesco Spano (quello in cappottino arancione che scappa due volte quando gli addebiti si fanno stringenti) ad un’associazione che è solo una copertura ad un’attività di circoli dove si pratica la prostituzione gay, con annessi centri massaggi, saune, dark room e luoghi dove la sola finalità è la consumazione di attività omosessuale promiscua senza regole. Oltre 55mila euro di finanziamento pubblico alla prostituzione gay, ad un’associazione che lucra sulle attività indicate senza pagare un euro di tasse, facendosi schermo con la solita attività (mai nella realtà praticata) delle lotta alla discriminazione sessuale.
Il Popolo della Famiglia aveva denunciato questa situazione a Roma quasi un anno fa, in occasione della sua campagna elettorale nella Capitale in cui chiedeva di “estirpare le colonie del male”, indicando proprio in circoli e dark room come quelle finanziate dallo Stato i luoghi dove si sviluppava una cultura del sesso promiscuo che mescolato al consumo sistematico di droghe aveva portato a tragedie come quelle dell’omicidio di Luca Varani. Proprio per questa attività di indagine e denuncia che il Popolo della Famiglia a Roma porta avanti fin dalla sua fondazione nel marzo 2016, siamo in grado di fornirvi i dettagli che Le Iene hanno deliberatamente occultato, non indicando ad esempio il nome dell’associazione finanziata, l’importo complessivo del bando, il legame a doppio filo tra il direttore dell’Unar Francesco Spano e questa associazione ed altre questioni che qui riveleremo.
Cominciamo facendo nomi e cognomi. L’associazione che risulta assegnataria degli oltre 55mila euro di finanziamento pubblico per la “promozione di azioni positive” in un bando in cui il 4 novembre si sono assegnati complessivi 999.274 euro (appena sotto il milione per non incorrere in vincoli precisi che la legge prevede) a soggetti come Arcigay, Arcigay Roma, Lista Lesbica italiana e via dicendo, si chiama Anddos. Traduzione dell’acronimo? Semplice: Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale. La solita arcinota solfa. Cosa fanno in realtà i circoli Anddos? Non c’è da far fatica, lo spiega direttamente il loro sito: “I circoli Anddos sono luoghi sicuri, pensati per il tuo benessere, dove potrai condividere esperienze, trovare accoglienza, manifestare appieno la tua sessualità”. Il servizio delle Iene spiega in maniera precisa come si “manifesta appieno” tale “sessualità”: prostituzione gay mascherata da centri massaggi, dark room, glory hole, locali per orge omosessuali.
Francesco Spano, il direttore dell’Unar, davanti a Filippo Roma cade dalle nuvole e poi se la dà a gambe (sì, scappa fisicamente, ben due volte, saltellando avvolto nel suo appariscente cappottino arancione) ma ha rapporti molto stretti con Anddos e i suoi circoli, in uno dei quali si è tesserato il 18 marzo scorso, per poi andare a inaugurare il 10 giugno scorso la sede nazionale Anddos facendosi fotografare accanto al presidente Mario Marco Canale.
Dei circoli Anddos erano frequentatori Marc Prato e Manuel Foffo, gli autori dell’omicidio Varani. Marco Pasqua, coraggioso capocronista del Messaggero dichiaratamente omosessuale, all’indomani di quel feroce assassinio raccontò la realtà di quei circoli: “All’ingresso dei circoli si consegna addirittura una bustina di cocaina e che per i Vip la stessa è compresa nel biglietto, con fiumi di droga che scorrerebbero poi nei privè e sulle piste”. Anddos non era neanche citata da Pasqua, ma il presidente di Anddos Mario Marco Canale evidentemente con lunga coda di paglia annunciò querela contro Marco Pasqua e la sua denuncia del “vaso di Pandora” che sarebbe stato scoperchiato dal caso Varani così profondamente legato alla realtà dei circoli della prostituzione gay e alle dark room. Ne scrissero anche Giuseppe De Lorenzo ed altri su Il Giornale: “La droga, quella non manca mai: cocaina, MDMA, droga del sesso. Il chem-sex, misto di stupefacenti e droga, è la religione di base”.
Bene, dopo tutto questo, dopo che tutta Italia sa bene cosa avviene nei circoli Anddos, dopo le denunce in tal senso tanto irrise del Popolo della Famiglia, Francesco Spano assegna 55.540 euro di soldi pubblici della presidenza del Consiglio a tale associazione, così notoriamente dedita solamente ad attività esecrabili? Se lo fa, lo fa per un solo motivo: perché fruisce dei “servizi” di tale associazione come dimostra la tessera stipulata in un circolo Anddos il 18 marzo 2016 e perché è legato a doppio filo con essa (inspiegabile altrimenti la presenza all’inaugurazione della nuova sede il 10 giugno scorso).
Il Popolo della Famiglia chiede a Paolo Gentiloni e a Maria Elena Boschi in qualità di delegata alle Pari Opportunità alla data del 4 novembre 2016 in cui sono stati stanziati i fondi, di rimuovere immediatamente Francesco Spano dal ruolo di direttore dell’Unar e di provvedere immediatamente alla chiusura di questo ufficio che anche con il direttore precedente, rimosso per infortunio di altra natura, ha dimostrato di essere solamente una longa manus della lobby Lgbt per il drenaggio di una enorme quantità di denaro pubblico nelle casse delle loro associazioni, per progetti sempre opachi e molto diversi dalla natura dichiarata. Chiediamo altresì che venga immediatamente sospesa l’erogazione dello stanziamento ad Anddos, rimossa tale associazione dall’elenco di quelle finanziabili dalla presidenza del Consiglio, con relativa denuncia per truffa ai danni dello Stato anche per eventuali altri fondi ottenuti con bandi del passato. In una società che condanna le famiglie italiane a non arrivare a fine mese (il 48.3% non ce la fa, sono i dati del rapporto Eurispes di poche settimane fa) lo stanziamento di un milione di euro gestito dall’Unar con queste modalità scandalose rappresenta un vero e proprio sputo in faccia a chi ha veramente bisogno.
Mario Adinolfi