Dopo il successo straordinario raggiunto all’estero, “Unplanned”, il film ispirato alla storia di Abby Johnson, arriva anche nelle sale italiane.
Abby è una studentessa di psicologia, che, incuriosita da uno stand di Planned Parenthood, inizia ad informarsi sui temi dell’organizzazione. Una rappresentante le dice che il loro lavoro è fondamentale per la salute delle donne e la loro libertà di scegliere, garantite (secondo lei) dalla diffusione di contraccettivi e dalla possibilità di abortire. Abby, convinta, decide di diventare volontaria. A un meeting sul bilancio, si accorge che i dati del sostegno alla maternità erano pari a quelli dell’anno precedente, mentre quelli relativi all’aborto erano raddoppiati. Fatto presente ciò al direttore, quest’ultimo le disse: «Abby, devi avere chiare le tue priorità. La tua priorità deve essere l’aborto, perché lì ci sono i soldi».
Arriva nella struttura un medico che, durante l’aborto, usa ultrasuoni per vedere cosa accade nel grembo materno (cosa che nessun altro medico fa, a rischio e pericolo della donna, perché prolunga ogni intervento di 5 minuti, rendendo difficile raggiungere l’obiettivo di 25 – 50 aborti al giorno). Sullo schermo, Abby vede un bambino di 13 settimane, riconoscibilissimo. Non un grumo di cellule: un bambino, che inizia a lottare freneticamente per vivere, non appena la cannula viene introdotta nell’utero e che, rapidamente, viene aspirato da essa e scompare.
A questa visione terrificante, le si aprono gli occhi: avevano ingannato un numero sterminato di donne su cosa fosse un aborto, avevano messo a serio rischio la loro salute, avevano fatto business sui loro corpi, avevano compiuto una vera e propria strage degli innocenti. Abby ha lasciato Planned Parenthood ed è diventata una grandissima attivista pro life. Ascoltando la sua testimonianza e leggendo il suo libro, “Unplanned”, tantissimi altri dipendenti di Planned Parenthood (oltre 500) hanno lasciato, come lei, quel lavoro.
“Unplanned” è anche il film, ispirato a questa storia, il cui successo ha decisamente superato le aspettative. Non stupisce che due proprietari di sale cinematografiche siano stati persino minacciati di morte, per averlo inserito nella loro programmazione: perché la verità rende liberi gli onesti e fa paura a chi vuol perseguire i suoi loschi interessi. È per questo che abbiamo dedicato ad “Unplanned” il numero della nostra rivista di novembre 2019.
Che dire, se vogliamo sapere qualcosa in più sull’aborto e ci siamo stancati di ascoltare solo ciò che dice la propaganda in suo favore, “Unplanned” fa proprio al caso nostro. Che aspettiamo? Prenotiamo ora la nostra visione in sala.
«Quando scopri la verità, nulla è come prima».
di Luca Scalise